La rivincita del dollaro grazie a balzo tassi Treasuries. Occhio all’effetto sui mercati emergenti
A dispetto dei pessimisti, il dollaro si appresta a terminare il mese di aprile riportando un solido rialzo, soprattutto sullo yen. Il rapporto dollaro-yen è salito nel mese di oltre +2,6%, segnando la migliore performance su base mensile dal novembre del 2016.
Il cambio ha testato il valore più alto degli ultimi due mesi e mezzo, lo scorso venerdì, a JPY 109,54, anche se i volumi di trading sono stati piuttosto contenuti, in previsione della festività nazionale in Giappone (oggi la borsa di Tokyo è rimasta chiusa).
A dare una spinta al biglietto verde, è stato soprattutto il trend rialzista dei tassi sui Treasuries, che la scorsa settimana sono saliti fino al 3,035%, al record degli ultimi quattro anni, e al di sopra della tanto temuta soglia del 3%.
All’inizio dell’anno, la correlazione positiva tra i rendimenti dei titoli di Stato Usa e il dollaro si era in realtà interrotta, con gli investitori che avevano deciso di prestare maggiore attenzione alle tensioni commerciali tra gli Stati Uniti di Donald Trump e la Cina e anche a timori di natura geopolitica, piuttosto che focalizzarsi sulla politica monetaria Usa: politica monetaria che si conferma decisamente più restrittiva rispetto a quella di diverse banche centrali, sicuramente della Bce e della Bank of Japan.
A questo punto, determinanti market mover dei prossimi giorni saranno la riunione del Fomc, il braccio di politica monetaria della Fed, che si riunirà domani 1° maggio per annunciare la decisione sui tassi dopodomani 2 maggio, e il report occupazionale di aprile, che sarà diffuso il prossimo venerdì 6 maggio.
La forza del dollaro si riflette anche nel cambio eur-usd, debole anche oggi al di sotto di $1,21, non lontano dai minimi degli ultimi tre mesi, dopo la riunione della Bce della scorsa settimana, in cui il presidente Mario Draghi ha assicurato che la banca centrale continuerà a erogare liquidità per molto tempo ancora, sia attraverso il QE – che potrebbe essere anche esteso oltre la scadenza ufficiale di settembre -, sia attraverso i bassi tassi, che rimarranno tali ben oltre la fine del Quantitative easing.
In generale, il Dollar Index è salito di oltre +1,3% la scorsa settimana, riportando il guadagno settimanale più solido in più di due mesi. Tale fattore potrebbe avere – e lo sta già avendo – un impatto negativo sui bond e valute dei mercati emergenti. Basti pensare che nella giornata di oggi il Bloomberg Barclays Index, indice che monitora il trend dei titoli di stato degli emergenti espressi in valuta locale, è sceso dell’1,2%, riportando la flessione più forte dal dicembre del 2016.
L’indice valutario MSCI Emerging-Market Currency Index – altro indice relativo alle valute emergenti – è reduce inoltre da un calo che è andato avanti per la quarta settimana, la fase ribassista più forte dallo scorso ottobre.