Fed e inflazione, Mission Accomplished? Fino a quattro rialzi tassi sia nel 2018 che nel 2019
Mission Accomplished per la Fed? Sembrerebbe di sì, ma non è detto che sia necessariamente una buona notizia. E’ molto probabile, a questo punto, che a stabilire il percorso di normalizzazione dei tassi, già in atto, saranno più i falchi che le colombe. E, dunque, che le strette monetarie si confermino più aggressive. Come da attese, al termine di una riunione di due giorni, il Fomc – braccio di politica monetaria della Federal Reserve – ha lasciato i tassi di interesse invariati nel range compreso tra l’1,50% e l’1,75%.
Il Fomc ha chiaramente affermato tuttavia che l’inflazione si è avvicinata al livello desiderato del 2%, e dal comunicato è sparita la frase in cui venica ribadita la necessità di monitorare l’inflazione in modo attento.
Omessa anche la frase in cui si affermava in precedenza che l’outlook dell’economia si era rafforzato negli ultimi mesi.
Nel comunicato, i funzionari dell’istituto hanno messo in evidenza alcuni fattori contrastanti, come il rallentamento seppur modesto delle spese delle famiglie nel corso del primo trimestre, il ritmo impressionante della crescita degli investimenti delle aziende e il mercato del lavoro che rimane tuttora solido.
“La commissione prevede che le condizioni economiche si evolveranno in modo tale da avallare ulteriori rialzi dei tassi sui fed fund in modo graduale“, si legge nel comunicato, che ha ripetuto una frase che era stata già inclusa nel comunicato di gennaio. Dunque, almeno in apparenza, non sembra che Jerome Powell (presidente della Fed) & Co abbiano chissà quale grande fretta di alzare i tassi.
Tuttavia, ciò che è cambiato nel comunicato è la presenza, stavolta, dell‘ammissione della ripresa dell’inflazione.
Il Fomc ha sottolineato infatti che “l’inflazione complessiva e l’inflazione per beni che vanno al di là di quelli alimentari ed energetici si sono avvicinate al 2%”. A marzo, i banchieri avevano invece sottolineato che gli indicatori avevano continuato ad oscillare attorno a valori “inferiori al 2%”.
Joe LaVorgna, responsabile economista per la divisione americana di Natixis, ha commentato quanto emerso dal comunicato affermando che, a questo punto, “sarà l’azionario a decidere in che modo i tassi saranno alzati”.
Il dado sarebbe insomma tratto, e la Banca centrale americana si preparebbe ad affilare ulteriormente le sue armi per evitare un surriscaldamento dell’economia.
Tra l’altro, gli analisti stanno rivedendo le loro stime al rialzo, sia per quanto riguarda l’inflazione, che per quanto concerne, ovviamente, i tassi.
In generale, tutti sembrano concordare sul fatto che, nell’intero 2018, i tassi saranno alzati tre volte. C’è poi una probabilità di quasi il 50% che il costo del denaro venga alzato nuovamente, per un totale di quattro strette nel corso dell’anno.
E perfino per il 2019, stando a un sondaggio di Cnbc condotto poco prima dell’annuncio sui tassi dalla Fed, almeno fino a ieri il 43% degli analisti interpellati dichiarava di prevedere tre rialzi dei tassi, o addirittura quattro.
Prossimo appuntamento a giugno, nella cui riunione, secondo la stragrande maggioranza degli strategist, la Federal Reserve alzerà nuovamente il costo del denaro, dopo la pausa di questo mese.