Mercati: gli emergenti (Argentina e Turchia) tornano nei radar con rafforzamento dollaro. Oggi dati su mercato lavoro Usa
Mentre sui mercati prosegue la stagione degli utili e si attendono novità dai colloqui tra Stati Uniti e Cina, c’è il dollaro che rimane in primo piano dopo la recente corsa rialzista. Il tutto mentre sui mercati stanno per piombare i dati sull’andamento del mercato del lavoro statunitense, che dovrebbero riservare indicazioni positive. Secondo il consensus Bloomberg gli occupati non agricoli sono attesi in crescita di 192 mila unità rispetto alle +103 mila del mese di marzo, mentre il tasso di disoccupazione dovrebbe scendere al 4% dal precedente 4,1 per cento.
“I numeri degli occupati dei primi tre mesi dell’anno sono stati distorti dal clima e ad aprile la variazione mensile dovrebbe riportarsi in linea con la media degli ultimi sei mesi – commentano dall’ufficio studi di Intesa Sanpaolo nella “Forex Flash” -. L’occupazione dovrebbe essere in crescita diffusa a tutti i settori, con aumenti sempre solidi nel manifatturiero. Ad aprile ci dovrebbe essere una stabilizzazione del tasso di partecipazione, ma il tasso di disoccupazione dovrebbe calare al 4%, da 4,1% di marzo. I salari orari sono previsti in rialzo di 0,3% su base mensile e 2,7% su base annua, come a marzo, con qualche segnale di modesta accelerazione delle retribuzioni rispetto alla media vista da inizio anno”. Secondo la view di Intesa Sanpaolo “il rimbalzo della crescita occupazionale e la modesta accelerazione dei salari dovrebbero consolidare le aspettative di almeno altri due rialzi dei tassi ufficiali nel 2018; con una reazione potrebbe essere maggiore nel caso di dati deludenti”. Secondo l’analisi di Michael Hewson di CMC Markets UK, il punto focale della lettura dei dati odierni potrebbe rimanere ancora una volta l’andamento dei salari.
Emergenti nei radar?
Dati occupazionali a parte, sui mercati si segue da vicino il rafforzamento del dollaro che sta mettendo sotto pressione i mercati emergenti, in particolare quelli con rilevante debito estero in dollari. I più fragili, secondo IIF, sono Argentina, Ucraina, Cina, Sudafrica e Turchia. L’Argentina ha alzato aggressivamente i tassi (+300pb al 33,25%, secondo rialzo in una settimana) per difendere le riserve e sostenere il cambio, ma senza successo finora.
Anche Alessandro Balsotti di Jci Capital Limited, sottolinea come l’accoppiata dollaro forte e tassi Usa in salita (la cui ascesa è stata robusta e costante nella parte breve della curva negli ultimi mesi) sta iniziando a far sentire i suoi effetti là dove l’esposizione debitoria è più elevata e i rischi che il ritorno sul capitale non sia in grado di coprire il costo del capitale (o della leva sul capitale) sono più forti. Così i mercati emergenti, che anche in questo travagliato inizio di 2018 sono rimasti a lungo un’oasi di relativa tranquillità, stanno continuando a soffrire visibilmente, alternando fasi di coinvolgimento generalizzato dell’asset class, tipicamente in concomitanza con le ondate di rafforzamento del dollaro, e difficoltà più idiosincratiche innescate da vulnerabilità specifiche (è stato il caso nelle ultime settimane di Russia, Turchia ed Argentina).