Rialzo tassi shock in Argentina fino al 33,25%. Ma fuga dal peso continua, monito Goldman Sachs
Il doppio rialzo dei tassi shock in Argentina non frena la caduta del peso. La valuta precipita di quasi -8% a 23 per dollaro Usa, nonostante la decisione della banca centrale di alzare i tassi di riferimento di 300 punti base al livello monstre del 33,25%.
Niente da fare: la fuga dal peso argentino continua, e sui mercati ritorna lo spettro della crisi del 2001, quando il paese fu costretto a dichiarare default sul suo debito pubblico.
Sotto attacco anche i bond, con quelli con scadenza a 100 anni che scivolano al minimo di 86,03 sul dollaro, dagli 86,9 precedenti, a seguito dell’annuncio sui tassi.
“Lo shock dei tassi di interesse è un passo nella giusta direzione, ma non c’è alcuna garanzia sul suo successo immediato”, ha commentato Goldman Sachs.
La lotta contro l’inflazione galoppante arrivata al 25,4% non sta tra l’altro funzionando e, a tal proposito, Goldman Sachs lancia in una nota ai clienti un chiaro monito alla banca centrale. A suo avviso, l’istituzione “dovrebbe smettere di dare importanza al target per l’inflazione, pari al 15%, fissato per il 2018″, in quanto tale obiettivo è ” ancora meno credibile ora, rispetto a quanto lo fosse prima della recente mossa sulla valuta”.
Nel tentativo disperato di risollevare le quotazioni del peso, la banca centrale è intervenuta in modo significativo sul mercato spot: in un comunicato che ha accompagnato la decisione sui tassi, l’istituzione ha reso noto di aver venduto $451 milioni nella sola giornata di giovedì, dopo aver smobilizzato il giorno prima $500 milioni. Gli interventi si sommano a quelli altrettanto monstre avvenuti nei mesi di marzo e aprile, quando a essere smobilizzati sono stati ben 6,771 miliardi di dollari, più del 10% delle riserve della banca centrale.
Sotto osservazione sono, in generale, tutti i mercati emergenti, con gli investitori che temono gli effetti che i rialzi dei tassi di interesse Usa e del dollaro avranno sugli asset dell’area.
Il peso argentino si conferma già la valuta peggiore di quest’anno, con una perdita del 17%, seguito dalla lira turca -10,4% e dal rublo russo -9%.
Interpellato dal Financial Times, Walter Stoeppelwerth di Balanz Capital fa notare tra l’altro che “l’Argentina è sensibile al rischio forex più di qualsiasi altra nazione sulla terra, a eccezione forse del Venezuela”.