Notizie Notizie Mondo Nulla di fatto dalla Bank of England, sterlina-dollaro in preda alla volatilità. Scivola sotto $1,35

Nulla di fatto dalla Bank of England, sterlina-dollaro in preda alla volatilità. Scivola sotto $1,35

10 Maggio 2018 15:40

Movimenti scatenati della sterlina, dopo la decisione della Bank of England di mantenere invariati i tassi di interesse e il programma QE .  Ha prevalso dunque la linea dovish, da colomba, della banca centrale, in un contesto caratterizzato dall‘indebolimento dei fondamentali dell’economia britannica: sette i membri della Commissione di politica monetaria che hanno votato a favore dello status quo, contro i due falchi, Ian McCafferty e Michael Saunders, che erano invece a favore di una stretta monetaria.

A conferma della maggiore cautela sulla sostenibilità della crescita dell’economia, la BoE ha tagliato le stime sul Pil e l’inflazione: l’istituto prevede ora per l’economia UK una espansione dell’1,4% per quest’anno, rispetto al +1,8% atteso appena tre mesi fa. La revisione al ribasso si spiega con la diffusione del dato sul Pil, che ha mostrato una crescita di appena lo 0,1% all’inizio dell’anno. Tagliato anche l’outlook per il 2019 e 2020, da un tasso di crescita dell’1,8% a +1,7%.

Rivisto al ribasso anche l’outlook sull’inflazione, attesa nel secondo trimestre di quest’anno al 2,4%, rispetto al 2,7% precedentemente atteso.

Le stime sono poi di un tasso di inflazione al 2,1% nel secondo trimestre del 2019, rispetto al precedente 2,2% previsto. Per il 2020 si prevede un tasso al 2%, rispetto al 2,1% dell’outlook precedente.

Immediata la reazione della sterlina che, dopo essere salita nei confronti del dollaro oltre la soglia di $1,36 prima dell’annuncio della BoE, ha segnato un forte ribasso scivolando fino a $1,3510, ai minimi degli ultimi quattro mesi, per poi tornare piatta sul dollaro, attorno a $1,3550 e perdere ancora quota, bucando la soglia di $1,35.

La valuta rimane sotto pressione nei confronti dell’euro, con il rapporto EUR-GBP che sale dello 0,80% circa a GBP 0,8816.

Nelle minute che hanno accompagnato l’annuncio, la banca centrale guidata da Mark Carney ha scritto che “la recente debolezza dei dati relativi al primo trimestre è coerente con un rallentamento temporaneo”. 

In questa situazione, è necessario capire se il dietrofront della crescita si confermerà una parentesi, o se persisterà nei mesi successivi. Il comunicato ha presentato un quadro contrastato:

“Sebbene gli investimenti delle aziende siano tuttora frenati dalle incertezze sulla Brexit, un sostegno, come nel caso delle esportazioni, arriva dalla forte domanda globale e dalle condizioni finanziarie accomodanti”. Detto questo, “la crescita dei consumi delle famiglie rimane debole, in linea con la crescita modesta dei redditi reali”.

Nel rispondere alle domande postegli durante la conferenza stampa, Carney sottolinea che per il Regno Unito la sfida più grande, ma anche l’opportunità maggiore, è rappresentata dalle trattative sulla Brexit.

Per il banchiere, i cittadini britannici hanno compreso il messaggio della Bank of England, ovvero che i tassi di interesse saliranno in modo graduale, a seconda delle condizioni dell’economia.

Alla domanda se i tassi di interesse saliranno tre volte nel corso dei prossimi tre anni e se le famiglie dovrebbero scontare un tale scenario, Carney ripete che sia le famiglie che le aziende stimano una manovra restrittiva per il 2018 e due altri rialzi dei tassi nei prossimi 18 mesi. Ma tutto dipende, aggiunge, da come l’economia performerà.

Così commenta intanto Luke Bartholomew, Investment Strategist di Aberdeen Standard Investments, la decisione della Bank of England di lasciare i tassi invariati:

“Si tratta di un cambiamento rispetto a quanto avveniva solo qualche settimana fa. Carney ha sempre sostenuto che i movimenti dei tassi di interesse dipendono dai dati economici, e la Banca ha chiaramente concluso che la recente serie di dati deboli non può essere considerata solo effetto delle condizioni meteorologiche. In generale gli investitori prevedevano che la Banca non avrebbe preso alcuna iniziativa oggi. Ma le proiezioni di crescita ridimensionate, e la dichiarata volontà di attendere ulteriori dati, suggeriscono che nemmeno a breve potremo assistere a un rialzo dei tassi”.

Lo strategist continua:

“Oggi ci si interroga sul modo in cui la Bank of England intende indirizzare i mercati. E si evidenzia ancora una volta l’importanza di prendere questa “guidance” con un po’ di buon senso. Se da un lato, la Bank of England ha sempre sostenuto che c’è poco spazio per l’economia di crescere liberamente e per gli stipendi di salire, dall’altro la Banca Centrale – al momento di agire – ha esitato considerando il peggioramento dei dati. Con l’elevata incertezza che grava sull’economia, sembra che la Banca Centrale preferisca attendere i nuovi dati e che sia poco incline a guardare oltre ciò quella che la BoE sostiene essere una debolezza temporanea”, conclude la nota.

Certo, a sostegno di ulteriori manovre restrittive sicuramente non c’è l’inflazione, visto che nel comunicato l’istituto segnala che “prendendo in considerazione fattori sia esterni che domestici, l’inflazione misurata dall’indice dei prezzi al consumo è attesa rallentare in modo lieve più velocemente che a febbraio, centrando il target in due anni”.

Allo stesso tempo, Carney afferma che le strette monetarie modeste saranno necessarie anche in caso di rallentamento dell’inflazione.