Notizie Notizie Mondo Materie prime, La reflazione spinge la performance

Materie prime, La reflazione spinge la performance

16 Maggio 2018 22:08

 

 

Negli ultimi tempi le materie prime hanno sovraperformato, supportate dalla situazione geopolitica in diversi Paesi produttori di petrolio. Il Brent è aumentato a 75 dollari al barile, raggiungendo il suo massimo livello dal 2014.
A questo punto qual è la previsione dei money manager? “Abbiamo posizioni overweight sui metalli e sul settore minerario, che rispecchiano la nostra visione positiva sulle materie prime e sul ciclo economico”, è la risposta del Macro Strategy Team di Mirabaud AM.
 
Scenario di reflazione

 

Secondo il team di Mirabaud i prezzi dell’energia e delle materie prime stanno continuando ad aumentare in un contesto di crescita economica solida. E, dato l’attuale scenario di reflazione, questo trend proseguirà.
Da giugno 2017, il prezzo del Brent è salito di quasi il 70% e ha raggiunto i 75 dollari a fine aprile – spiegano gli strategist – I motivi principali alla base di questa performance sono una riduzione della produzione e i rischi geopolitici in Venezuela, Iran, Russia, Libia e Angola. In Angola, in particolare, il calo delle esportazioni è anche il risultato della carenza di investimenti nel settore”.
Risultato? I tagli alla produzione decisi dall’OPEC e dalla Russia hanno superato gli obiettivi prefissati, con una quota corrispondente al 162%. “Di conseguenza, mentre le scorte di petrolio erano state elevate durante la fase di crescita del ciclo economico, adesso stanno diminuendo rapidamente mentre la domanda globale continua a salire”, commenta il team di analisti di Mirabaud.
 
Crescita, ma fino a quando?

 

Tuttavia l’attuale tendenza al rialzo dei prezzi del petrolio potrebbe rallentare. Negli Stati Uniti, con l’incremento dei prezzi il numero dei pozzi di shale oil sta iniziando ad aumentare di nuovo, dopo essere rimasto relativamente stabile per diversi mesi. E così le esportazioni di petrolio statunitensi sono aumentate costantemente da quando, alla fine del 2015, ne è stato abolito il divieto.
Nel complesso, la domanda potrebbe superare l’offerta fino alla fine dell’attuale ciclo economico, mantenendo una pressione sui prezzi”, è la conclusione di Mirabaud.