Banche nella morsa tra impennata spread e rischio flat tax
Rischio spread ma non solo per le banche. Il settore, in forte calo oggi di pari passo con l’allargamento dello spread Btp-Bund (picco a 216 pb), deve fare i conti con le tensioni politiche in vista della formazione del nuovo governo. Tra i peggiori Banco Bpm arrivata a cedere oltre il 7%, -4% per Unicredit e Intesa. Alla luce dell’elevato ammontare di Btp in pancia alle banche italiane, gli analisti valutano le probabili ricadute sui ratio patrimoniali.
Credit Suisse calcola che le prime sei banche italiane detengono da sole 182 miliardi di Titoli di stato italiani su un totale di 282 mld di bond governativi in pancia. Nel dettaglio Unicredit è esposta di titoli di Stato italiani per 51,3 miliardi (su un totale di 101 mld di bond governativi), Intesa Sanpaolo per 78 miliardi su 106 miliardi totali, Mps per 18,3 miliardi, Ubi per 10,3 miliardi, Banco Bpm per 19 miliardi (su 26,3 mld) e Bper per 5,1 miliardi (su 5,8 mld totali).
Con il rendimento dei Btp ai massimi dal 2014 sopra il 2,50%, i ratio patrimoniali delle banche rischiano pesanti contraccolpi. Stando ai calcoli di Credit Suisse, un aumento dello spread tra Btp e Bund di 100 punti base avrebbe un impatto negativo sul patrimonio tangibile di -1% e -15 pb sul CET1 considerando l’esposizione a fair value. A valori di mercato invece l’intero portafoglio sovrano italiano (attività bancaria e assicurativa, obbligazioni classificate in tutte le categorie) segnerebbe -7% in termini di patrimonio tangibile e -94 punti base per il CET1. Credit Suisse ritiene che la composizione della squadra di governo sarà fondamentale nell’indirizzare il mercato.
Flat tax peserebbe soprattutto su banche con rapporto DTA/CET più elevato
L’applicazione della flat tax porterebbe ad una riduzione del recupero fiscale legato alle Dta (deferred tax asset, più semplicemente imposte anticipate) con conseguente impatto in termini di capitale. “Riteniamo che, dato l’attuale contesto politico, un taglio delle tasse sulle banche risulti molto improbabile”, sottolinea Equita Sim. La riduzione dell’aliquota fiscale porterebbe quindi alcune banche ad andare sotto pressione in termini di CET1, che in alcuni casi scenderebbe sotto la soglia dell’11,5%.
In uno scenario in cui fosse però abbassato il tax rate, le banche che sarebbero maggiormente impattate sarebbero quelle con il rapporto DTA/CET più elevato. Data una media del settore del 28%, le banche che hanno un maggiore rapporto DTA/CET sono Carige (72%), Banco BPM (40%), Creval (39%) e MPS (35%).
Scettica anche Mediobanca Securities sull’applicazione della flat tax anche alle banche. “tagliare le tasse alle banche sarebbe sia impopolare che controproducente. La ripresa economica è in corso, un sistema bancario sano è fondamentale e quindi una battuta d’arresto importante su CET1 non sarebbe l’ideale”. Lo scenario più probabile secondo gli analisti di piazzetta Cuccia è di un congelamento dell’aliquota al 27,5%, così come è stato fatto al momento della precedente riduzione dell’imposta sulle società al 24% nel 2017.