Moody’s ricorda che Lega e Movimento 5 Stelle hanno già manifestato la loro volontà di tornare alle urne, probabilmente già nel mese di settembre.
“Il rating sovrano italiano verrà probabilmente declassato se dovessimo arrivare alla conclusione – avvertono da Moody’s – che, chiunque formerà il nuovo esecutivo, porterà avanti politiche fiscali che non saranno sufficienti a collocare il debito pubblico su una traiettoria sostenibile e verso il basso nei prossimi anni”.
Lo stesso Visco è perplesso per la reazione dei mercati. “”E’ grave quel che stiamo osservando. Non ci sono giustificazioni, se non emotive, per ciò che avviene oggi nei mercati”.
Sia lo spread BTP-Bund che i tassi sui BTP si posizionano tra l’altro a livelli ben superiori alle soglie pericolo fissate da Goldman Sachs e da alcuni analisti.
Riguardo alla soglia pericolo dello spread che innescherebbe il rischio contagio, Goldman Sachs
aveva indicato un livello superiore a 200 punti base, parlando comunque anche del rischio che il differenziale balzasse fino a 250 punti,
soglia ampiamente superata.
I tassi sui BTP decennali, che sono schizzati fino al 3,4%, sono 100 punti base superiori alla soglia pericolo del 2,4%, che recentemente un articolo di Bloomberg ha individuato: il superamento della soglia, aveva scritto Bloomberg qualche giorno fa, potrebbe essere visto dai mercati come la fine imminente dell’assistenza di Mario Draghi agli asset dell’Eurozona, dunque come la fine del “Draghi put”. A questo punto, visto che i tassi sono ben superiori, è possibile che i mercati stiano scontando in queste ore proprio la fine del Draghi put.
Intanto, dal numero uno di Bankitalia Ignazio Visco viene presentata una lunga lista di moniti e avvertimenti: la parola d’ordine rimane
il risanamento dei conti pubblici, con l’obiettivo di ridurre il rapporto debito-Pil
che viene definito “irrinunciabile”.
“In una fase espansiva e con una politica monetaria ancora molto accomodante non è utile aumentare il disavanzo. A fronte di un temporaneo impatto positivo sulla domanda, reso peraltro incerto dal possibile materializzarsi di tensioni finanziarie, si avrebbero ripercussioni negative persistenti sul debito e sulla spesa per interessi”.
“Alla fine dell’anno scorso il debito pubblico italiano era pari a quasi il 132% del Pil. È un valore molto elevato rispetto al passato; supera di oltre 50 punti percentuali quello medio del resto dell’area euro; costituisce un elemento di freno e la principale fonte di vulnerabilità per l’economia“.
E una cosa principale che bisogna tenere a mente è che “non ci sono scorciatoie” nella riduzione del debito:
“Gran parte del debito finanziario accumulato dagli italiani trova corrispondenza, diretta o indiretta, nei 2.300 miliardi del nostro debito pubblico. Se venisse messo a repentaglio il valore della loro ricchezza reagirebbero fuggendo, cercando altrove riparo. E gli investitori stranieri sarebbero più rapidi”.
“La crisi finanziaria che ne conseguirebbe farebbe fare al nostro paese molti passi indietro – continua Visco – Macchierebbe in modo indelebile la reputazione dell’Italia nel mondo”.
Di conseguenza, l’auspicio è chiaro:
“È a tutti evidente la delicatezza e la straordinarietà del momento che stiamo vivendo. Se è auspicabile che siano definiti con chiarezza e lungimiranza gli obiettivi e i progetti delle diverse forze politiche, non sarebbe saggio ignorare le compatibilità finanziarie”.