Moody’s: non solo UniCredit e Intesa. A rischio downgrade 12 banche italiane
Moody’s mette sotto osservazione per un possibile downgrade dodici banche italiane: si tratta di Unicredit, Intesa Sanpaolo, Banca Imi, Cdp, Mediobanca, Bnl, Fca Bank, Credito Emiliano, Cariparma, Cassa Centrale Raiffeisen, Invitalia e Banca del Mezzogiorno.
La mossa segue quella con cui la scorsa settimana l’agenzia di rating ha messo sotto osservazione anche il debito sovrano italiano.
Moody’s ha spiegato di fatto che un eventuale downgrade dei bond italiani, che al momento godono di una valutazione pari a Baa2, due gradini appena al di sopra del livello junk, (spazzatura), avrebbe un effetto immediato sui rating degli istituti di credito italiani.
Le regole di Moody’s stabiliscono infatti che i rating delle banche di un determinato paese possono essere superiori rispetto alla valutazione dei bond sovrani di due livelli al massimo. Di conseguenza, un downgrade dei titoli di debito pubblico irrimediabilmente finirebbe con il travolgere anche la valutazione del settore bancario.
Al momento le banche italiane che sono state poste sotto osservazione detengono un rating pari ad A3, quattro gradini al di sopra del rating junk, o spazzatura.
L’alert che Moody’s ha lanciato la scorsa settimana sul rischio declassamento che incombe sui bond sovrani italiani è stato motivato con il timore per le misure di politica fiscale espansiva a cui tende l’asse M5S-Lega, in una situazione in cui il debito pubblico italiano rappresenta il 132% circa del Pil. L’agenzia ha parlato di “misure fiscali e di spese (riferendosi alle proposte contenute nel contratto di governo M5S-Lega), senza che ci sia alcuna chiara indicazione sul modo di finanziarle”.
Dalla presentazione del famoso contratto di governo, la politica italiana è stata colpita da diversi scossoni.
Gli ultimi sviluppi politici presentano uno scenario caotico in modo allarmante: la decisione di Mattarella, alle strette, di incaricare il direttore dell’Osservatorio dei conti pubblici ed ex Commissario della Spending review Carlo Cottarelli per formare un governo neutrale; la minaccia del M5S di Luigi Di Maio di avviare un procedimento di impeachment contro Mattarella, accusato di aver violato la sovranità del popolo italiano; la rabbia di Salvini contro un’Italia manipolata a suo avviso da Bruxelles; il dietrofront di Di Maio, che ritira l’impeachment e rilancia la prospettiva di un esecutivo giallo-verde, arrivando a proporre Savona per un altro ministero; il gelo di Salvini che, forte dei sondaggi, guarda già alle prossime elezioni.
Allo stesso tempo, nelle ultime ore da Salvini arrivano segnali di apertura alla proposta di Di Maio su Savona. E la partita si riapre.