Notizie Notizie Italia Royal Bank of Scotland, governo si libera del 7,7% a forte sconto. Un investimento in perdita

Royal Bank of Scotland, governo si libera del 7,7% a forte sconto. Un investimento in perdita

5 Giugno 2018 11:32

Quando ancora non esisteva il bail-in, le banche venivano salvate con i bailout, ovvero con i soldi pubblici (leggi soldi dei contribuenti). I salvataggi di stato delle banche sono stati un fenomeno piuttosto comune, soprattutto durante la crisi finanziaria del 2008-2009. Il collasso di Lehman Brothers aveva messo nei guai diversi istituti che avevano esposizioni verso asset il cui valore si era ridotto quasi a carta straccia. Tra i casi di banche salvate, c’è stato anche quello della britannica RBS, Royal Bank of Scotland.

Quel bailout oggi diventa un caso, dopo la decisione del governo di Theresa May, annunciata stamattina, di vendere una quota del 7,7% del capitale detenuto, facendo scendere così la sua partecipazione dal 70,1% al 62,4%. Una vendita che permette allo Stato di raccogliere 2,5 miliardi di sterline.

Una buona notizia? Non proprio. L’operazione di vendita è avvenuta infatti a un valore che si aggira attorno alla metà di quello che le azioni RBS, dieci anni fa, erano scambiate: precisamente sono state smobilizzate 925 milioni di azioni RBS, ciascuna per un valore di 271 pence ciascuna. 

Il governo di Gordon Brown aveva acquistato la quota di maggioranza nella banca, nell’autunno del 2008, per un valore ben più alto, pari a 500 pence per azione; il che significa che, al prezzo di vendita odierno di 271p, il Regno Unito ha perso più di due miliardi di sterline su quelle azioni.

Ma il danno potrebbe essere anche maggiore. L’anno scorso, il National Audit Office – che monitora le spese pubbliche per il Parlamento – stimò che il prezzo break-even, nel caso di una vendita delle azioni RBS, fosse pari a 625 p (una volta considerati anche i costi di finanziamento per l’acquisto delle azioni).

In base alla logica dell’Ufficio, le perdite dei contribuenti sarebbero dunque ancora più monstre, pari a 3,3 miliardi di sterline.

Lo smobilizzo è stato commentato positivamente dal cancelliere allo scacchiere Philip Hammond:

“Questa vendita rappresenta un passo significativo del percorso teso a far tornare RBS sotto il completo controllo dei privati e per lasciarci alle spalle la crisi finanziaria. Il governo non dovrebbe essere proprietario delle banche. Il ricavo di questa vendita sarà utilizzato per ridurre il nostro debiti nazionale. Questa è la cosa giusta da fare per i contribuenti, in un momento in cui creiamo una economia che sia adatta al futuro”.

Ma il caso diventa anche politico, con i partiti dell’opposizione che fanno notare come l’affare non sia stato affatto buono.

Intervengono anche gli analisti, come Prem Sikka, professore emerito di contabilità dell’Università di Essex che, stando a quanto riporta il Guardian, ritiene che la vendita della quota sia stata un errore.

C’è poi Fiona Cincotta, analista senior dei mercati presso City Index, che teme che il governo soffrirà ulteriori perdite sulle quote che ancora detiene in RBS e che, di conseguenza, potrebbe non riuscire a recuperare “tutta la somma che ha versato per mantenere in vita la banca”.

Da segnalare inoltre che le azioni sono state vendute dal governo a sconto del 3,5% rispetto al valore di chiusura della vigilia. Alla borsa di Londra, le quotazioni della banca sono scivolate fino a -3,2%, a 2,72 sterline, avvicinandosi al prezzo di vendita della quota detenuta dal governo.