Protezionismo Trump fredda asset più rischiosi. Draghi ancora più colomba, euro giù
Mario Draghi parla da Sintra, Portogallo, dove è in corso il forum delle banche centrali organizzato dalla Bce. Il forum prende il via in una fase piuttosto concitata per i mercati, che fanno fronte all’incubo del protezionismo, dopo il nuovo ennesimo schiaffo commerciale di Donald Trump contro la Cina.
Appena qualche giorno dopo aver annunciato tariffe punitive su prodotti cinesi per $50 miliardi, e dopo la risposta di Pechino, che ha già deciso una ritorsione del valore di $34 miliardi, Trump è tornato alla carica, minacciando dazi doganali monstre per un valore di $200 miliardi.
Le vendite si abbattono subito sugli asset considerati più rischiosi: i timori di una guerra commerciale, per molti a questo punto ormai esplosa tra Washington e Pechino, fanno crollare l’indice Shanghai Composite del 3,8%, al di sotto della soglia dei 3.000 punti e al minimo dalla fine di giugno del 2016 (dunque nel periodo immediatamente post Brexit).
Sul forex, gli stessi timori, uniti alle incertezze sulla Brexit, zavorrano la sterlina, che precipita al valore più basso degli ultimi sette mesi, scendendo nei confronti del dollaro fino a $1,319, minimo dal novembre del 2016.
Anche la borsa di Londra viene messa ko dagli smobilizzi, con l’indice Ftse 100 al minimo in sei settimane. Piazza Affari non viene risparmiata, con l’indice Ftse Mib che si allinea al trend generale ribassista dell’azionario.
A parlare delle minacce rappresentate dal protezionismo e dall’intensificarsi della guerra commerciale è stato lo stesso Mario Draghi, in occasione del forum di Sintra:
Tra i rischi al ribasso che incombono sull’economia globale, ha detto il numero uno della Bce, c’è infatti proprio la minaccia del protezionismo, tanto che “l’incertezza sull’outlook della crescita è recentemente aumentata”, anche se “le aspettative sull’espansione rimangono essenzialmente invariate nel medio termine”.
Oltre al pericolo guerre commerciali, rischi al ribasso sono anche “il rialzo dei prezzi del petrolio dettato dalle questioni di geopolitica e la persistente elevata volatilità dei mercati”.
In un contesto in cui l’inflazione dell’Eurozona sta facendo progressi ma in cui le incertezze aumentano, Draghi ha ripetuto le frasi dovish che hanno caratterizzato anche, e perfino, la fine del Quantitative easing annunciata la scorsa settimana.
“E’ ancora necessaria una politica monetaria accomodante significativa – ha sottolineato – “la politica monetaria rimarrà paziente, persistente, prudente”.
Andando più in là, il banchiere ha promesso anche che la stessa arma del Quantitative easing potrà essere sfoderata di nuovo, in caso di shock che colpiscano l’Eurozona.
Idem per i tassi di interesse, il cui rialzo – previsto per l’anno prossimo – potrebbe essere posticipato in caso di shock. In ogni caso, “la Bce sarà paziente nel determinare il timing del primo rialzo dei tassi di interesse”, adottando “un approccio graduale nei confronti della prima stretta monetaria”.
Nello scontare sia le dichiarazioni dovish di Draghi che il clima di alta avversione al rischio che si respira sui mercati, anche l’euro capitola, avvicinandosi ai minimi annui toccati a fine maggio a quota 1,151 con un calo superiore a -0,60%.
La fuga dagli asset considerati rischiosi mette sotto pressione anche il dollaro, che scende nei confronti della valuta rifugio yen. Dollaro-yen -0,60% circa a JPY 109,85; lo yen è arrivato a salire fino a +0,8% sul biglietto verde, balzando a JPY 109,56 nei massimi intraday, al record in una settimana.
Anche l’euro soffre contro la moneta giapponese, arretrando di oltre -1%, a JPY 126,84.