Borsa Tokyo accoglie il 2022 con il botto, complici i nuovi record di Wall Street. Hong Kong paga stretta Pechino su cyberspazio
Borse asiatiche prevalentemente positive, grazie anche all’effetto Wall Street, dove i principali indici azionari americani hanno concluso la prima sessione del 2022 testando nuovi record. Il Dow Jones è balzato ieri di 246,76 punti a 36.585,06 punti, mentre lo S&P 500 è salito dello 0,64% a 4.796,56. Ancora meglio il Nasdaq Composite, che si è rafforzato dell’1,2% a 15.832,80. Molto bene la borsa di Tokyo, che ha riaperto i battenti oggi dopo le festività del Capodanno: l’indice Nikkei 225 è balzato dell’1,77% a 29.301,79 punti, mentre il Topix index ha guadagnato l’1,9% a 2.030,22. Prima sessione del 2022 anche per la borsa di Sidney, con l’indice S&P/ASX 200 in rally dell’1,95% a 7.589,80.
L’indice Hang Seng di Hong Kong non è riuscito invece a beneficiare dell’effetto della borsa Usa:
a essere sotto pressione sono, tra l’altro, soprattutto i titoli del settore hi-tech, come Tencent e Meituan. La flessione si giustifica con l’annuncio dell’autorità cinese di controllo delle attività legate al cyberspazio: la Commissione ha reso noto che, a partire dal prossimo 15 febbraio, le piattaforme di Internet che contengono dati di un numero di utenti superiore a 1 milione di unità dovranno essere sottoposte a un controllo sulla sicurezza prima di poter debuttare nei listini azionari esteri attraverso una operazione di Ipo.
Tra altri titoli quotati a Hong Kong, focus sullo sviluppatore cinese assediato dai debiti China Evergrande Group, il cui titolo è salito fin oltre il 6%, per poi ritracciare, dopo essere stato sospeso ieri dalle contrattazioni di Borsa.
Le quotazioni di Evergrande rimangono, nonostante i rialzi, vicine al minimo di sempre, pari a 1,42 dollari di Hong Kong, testato alla vigilia di Natale. Evergrande ha annunciato oggi di aver siglato nel 2021 accordi per la vendita di proprietà immobiliari per un valore di 443,02 miliardi di yuan ( $67.67 miliardi circa), in calo di oltre il 30% rispetto al 2020.
Praticamente piatta la borsa di Seoul, con una variazione dell’indice Kospi pari a +0,02%. Lo Shanghai Composite arretra dello 0,20%.
Dal fronte macroeconomico della Cina reso noto l’indice Pmi manifatturiero cinese stilato congiuntamente da Caixin e Markit che, nel mese di dicembre, si è attestato a 50,9 punti, facendo meglio dei 50 punti attesi dal consensus e migliorando rispetto ai 49,9 punti di novembre. Il Pmi ha riagguantato la fase di espansione, in quanto superiore alla soglia di 50 punti, linea di demarcazione tra fase di contrazione – valori al di sotto – e fase appunto di espansione (valori al di sopra). In Giappone, l’indice Pmi manifatturiero stilato congiuntamente da Jibun Bank e da Markit e relativo al mese di dicembre è stato rivisto a 54,3 punti dai 54,2 punti resi noti nella lettura preliminare. Il dato ha segnato un lieve calo dai 54,5 di novembre, quando aveva testato il massimo in quattro anni.