Titoli di Stato: quelli italiani sono i terzi più acquistati dalla Bce. Ma da settembre che succederà?
I titoli di Stato italiani sono tra i più acquistati dalla Banca centrale europea. Ma cosa succederà da settembre, quando la Bce inizierà progressivamente a ridurre gli acquisti di asset per poi concludere definitivamente il suo piano di quantitatve easing a fine anno? Le conseguenze potrebbero non essere delle più belle.
Secondo una ricerca del Centro studi ImpresaLavoro realizzata su elaborazione di dati della Bce, nei primi cinque mesi di quest’anno l’istituto guidato da Mario Draghi ha acquistato in media titoli di Stato italiani per 3,612 miliardi di euro mensili, una cifra pari al 16,2% degli acquisti totali e che colloca l’Italia al terzo posto in classifica.
Nello stesso periodo di tempo la Bce ha effettuato in media ogni mese acquisti superiori soltanto in titoli di Stato tedeschi (5,255 miliardi di euro mensili, pari al 23,6% del totale) e francesi (4,184 miliardi di euro mensili, pari al 18,8% del totale). A seguire quelli spagnoli (2,834 miliardi di euro mensili, pari al 12,7%) mentre in tutti gli altri Paesi europei si sono registrati acquisti pari o inferiori al 5% del totale.
I titoli che la Bce possiede di un determinato Paese devono essere proporzionati alla percentuale di capitale azionario che questo detiene nella stessa Bce e che a sua volta è legato alle dimensioni di ogni singola economia (Pil e popolazione). Per quanto riguarda gli acquisti complessivi di titoli, quindi, non si sono evidenziate nel tempo variazioni significative rispetto a valori di riferimento predefiniti.
L’unico elemento che ha pesato e continuerà a pesare sempre di più sul contenimento degli acquisti di Btp rispetto al passato è quindi la riduzione graduale del QE per motivi di politica monetaria. Il programma di acquisti straordinari era infatti iniziato a marzo 2015 con un target di 60 miliardi al mese per poi salire a 80 miliardi mensili da aprile 2016 a marzo 2017. Si è tornati a 60 miliardi alla fine del 2017. Da gennaio di quest’anno però i miliardi mensili si sono ridotti a 30 e questo ammontare di acquisti rimarrà inalterato solo fino a settembre per poi ridursi a 15 miliardi e addirittura azzerarsi con la fine dell’anno. Queste variazioni trovano conferma nei dati medi annuali della BCE che indicano infatti per l’Italia acquisti medi mensili pari a 3,612 miliardi mensili nel 2018. Erano 9,760 nel 2017 e 10,867 nel 2016. Gli acquisti attuali rispetto alla media del 2016 si sono quindi ridotti a un terzo.
“Entro qualche mese la Banca Centrale Europea non acquisterà più ulteriori titoli di Stato italiani, con la conseguenza di un probabile aumento dello spread”, osserva Massimo Blasoni, presidente del Centro Studi ImpresaLavoro. E’ possibile dunque che le aste di titoli offriranno il prossimo autunno rendimenti superiori, per la gioia degli investitori, ma non per le casse dello Stato: i rendimenti più alti si tradurranno in maggiori interessi da pagare e conseguentemente in maggior spesa pubblica.