Tassi Treasuries 10 anni volano all’1,75% con shock Fed. Alert azionario: ‘è come puntare su Coca Cola se Warren Buffett la vende’
L’attenzione degli operatori rimane focalizzata sui tassi sui Treasuries Usa: quelli decennali ieri sono saliti per la quarta sessione consecutiva, prezzando la pubblicazione, il giorno prima, delle minute della Fed relative all’ultimo meeting del 2021. Già nella prima seduta del 2022 dello scorso 3 gennaio i rendimenti decennali avevano riportato il rally più forte di inizio anno dal 2001, scommettendo su una Fed più hawkish.
I tassi si sono rafforzati ulteriormente a seguito della pubblicazione delle minute ‘shock’, schizzando ieri fino all’1,75%, rispetto all’1,51% dell’ultima sessione del 2021. I rendimenti ritracciano stamattina attorno all’1,73%, mentre i tassi a 30 anni oscillano al di sopra della soglia del 2%.
Oggi grande attesa per la pubblicazione del report occupazionale Usa di dicembre, che farà il punto sul mercato del lavoro americano e che, a seconda dell’esito, rafforzerà o meno le speculazioni su quando la Fed potrebbe iniziare ad alzare i tassi.
Il consensus degli analisti prevede una crescita delle buste paga di 400.000 unità, a fronte di un tasso di disoccupazione Usa in calo al 4,1%.
Goldman Sachs è più ottimista, prevedendo un aumento dell’occupazione di 500.000 unità, mentre l’outlook di Morgan Stanley è meno positivo di quello del consensus:
gli analisti della banca americana stimano una crescita dei nuovi posti di lavoro di appena 260.000 unità a dicembre, a fronte di un aumento del tasso di partecipazione alla forza lavoro, che porterò il tasso di disoccupazione a rimanere, a loro avviso, fermo al 4,2%.
Sul fronte dell’inflazione misurata dai salari orari, le attese di Morgan Stanley sono di un aumento su base mensile dello 0,3%, e su base annua in rallentamento al 4,1%.
Tornando ai Treasuries, la parte iniziale della curva dei rendimenti scommette ora con una probabilità significativa, pari al 73%, di un rialzo dei tassi da parte della Federal Reserve di Jerome Powell (presidente della banca centrale Usa) entro il mese di marzo di quest’anno, rispetto al 40% precedente la pubblicazione delle minute.
Dai verbali, è emersa l’intenzione della Fed di alzare i tassi sui fed funds in anticipo o più velocemente e, anche, di ridurre il proprio bilancio, fattore che ha scatenato i sell off sull’azionario globale.
Nel documento si legge che “i partecipanti (del Fomc, il braccio di politica monetaria della Federal Reserve) hanno in generale rilevato che, considerate le loro proiezioni individuali sull’economia, il mercato del lavoro, e l’inflazione, potrebbe essere giustificato aumentare i tassi in anticipo o a un ritmo più veloce di quanto i partecipanti stessi avevano anticipato in precedenza. Alcuni partecipanti hanno fatto notare anche che potrebbe essere appropriato iniziare a ridurre le dimensioni del bilancio della Federal Reserve relativamente presto, dopo aver iniziato ad alzare i tassi sui fed funds”.
Lo shock piombato sui mercati è stato spiegato alla Cnbc da Jay Hatfield, ceo di Infrastructure Capital Management, che ha definito la riduzione del bilancio della Fed “il rischio chiave dell’anno”.
“Se la Fed inizierà a ridurre il bilancio sarà un disastro – ha detto Hatfield, senza tanti giri di parole – Credo che il bilancio (quest’anno) verrà lasciato invariato, ma è possibile che venga anche ridotto, nel caso in cui l’inflazione dovesse confermarsi davvero alta”. E se succederà questo, per Hatflied significa che “non solo la Fed non inietterà più liquidità, significa che inizierà anche a drenarla. E nessuno vuole puntare sul mercato azionario se la Fed inizia ad aspirare la liquidità….è come puntare su Coca Cola se Warren Buffett smobilizza la sua partecipazione” nel capitale.