Petrolio: dura poco reazione a fine lockdown Cina. Prezzi giù, tra Goldman fattore bullish e Opec+ fattore bearish
I prezzi del petrolio fanno dietrofront, dopo gli iniziali rialzi seguiti all’allentamento delle restrizioni, in Cina, precedentemente lanciate per arginare l’ultima ondata di Covid.
Negli ultimi giorni Pechino e Shanghai sono tornate alla normalità, dopo due mesi di lockdown, decisi dal governo di Pechino per tenere sotto controllo la variante Omicron.
Le severe restrizioni sono state adottate in linea con la politica zero Covid della Cina.
I prezzi del petrolio sono inizialmente saliti, prezzando la crescita della domanda di oil, sulla scia dei reopening delle città cinesi.
Alle 11.40 circa ora italiana, tuttavia, le quotazioni del WTI scendono dello 0,29% a $118,17 al barile, mentre quelle del Brent arretrano dello 0,35% a $119,17.
A proposito di Brent, e questo è un fattore bullish, gli analisti di Goldman Sachs hanno rivisto al rialzo il target sui prezzi del secondo semestre del 2022 e dei primi sei mesi del 2023 a una media di $135 al barile. La revisione al rialzo rispetto alle precedenti stime sul petrolio Brent è stata di ben 10 dollari.
La scorsa settimana, e questo è invece un fattore bearish, l’Opec+ – che include paesi Opec come l’Arabia Saudita e non Opec come la Russia – ha annunciato che aumenterà l’offerta per i mesi di luglio e di agosto di 648.000 barili al giorno, con una fornitura superiore del 50% rispetto a quanto precedentemente pianificato.