Wall Street futures in ribasso, Nasdaq continua a sottoperformare dopo settimana peggiore da inizio 2021
Wall Street riparte dopo aver chiuso la prima settimana del 2022 in rosso, a seguito di una partenza che era sembrata promettente.
A interrompere i buy è stata la pubblicazione dei verbali del Fomc – il braccio di politica monetaria della Fed – relativi all’ultima riunione della banca centrale del 2021.
I futures sul Dow Jones cedono lo 0,13%, quelli sullo S&P 500 arretrano dello 0,32% e quelli sul Nasdaq perdono lo 0,67%. Da segnalare che mercoledì scorso 5 gennaio, l’effetto minute Fed ha portato l’indice Nasdaq a crollare del 3,34%, soffrendo così la perdita giornaliera più forte in quasi un anno, ovvero dal febbraio del 2021. Il Nasdaq ha poi terminato la prima settimana del 2022 riportando la settimana peggiore sempre dal febbraio del 2021, a causa della rotazione degli investitori dai titoli growth ai titoli value. I titoli tecnologici continuano a soffrire la prospettiva di una Fed più hawkish, in quanto gli utili futuri delle relative società tendono a diventare meno appetibili agli occhi degli investitori, in un contesto di tassi più alti.
Dalle minute della Fed è emersa l’intenzione di Jerome Powell & Co. di alzare i tassi sui fed funds in anticipo o più velocemente e, anche, di ridurre il bilancio monstre della banca centrale, che ammonta al valore astronomico di $8,8 trilioni:
la prospettiva di una Fed più hawkish pronta a fare di tutto per evitare il surriscaldamento dell’inflazione e dunque dell’economia degli States ha fatto scattare bruschi sell off sull’azionario globale, facendo impennare contestualmente i tassi dei Treasuries.
I tassi decennali sono stati interessati da una ulteriore accelerazione al rialzo venerdì, superando anche la soglia dell’1,80% per la prima volta dal gennaio del 2020, tornando dunque ai livelli precedenti la pandemia Covid-19.
Non manca molto per tornare ai livelli 1,95%-1,97% testati nel novembre e nel dicembre del 2019: gli analisti consigliano di prestare attenzione al livello psicologico rappresentato dalla soglia del 2%.
L’ennesimo balzo dei rendimenti è stato provocato venerdì scorso anche dalla pubblicazione del report sull’occupazione Usa di dicembre, che ha confermato le paure degli operatori sul rischio di un ulteriore aumento delle pressioni inflazionistiche negli Stati Uniti.
Dal rapporto è risultato che la crescita dei nuovi posti di lavoro, a dicembre, è stata della metà circa rispetto alle previsioni del consensus: creati infatti appena 199.000 nuovi posti di lavoro, al di sotto della crescita attesa dal consensus, pari a +400.000 unità. Il dato è stato ancora più deludente rispetto alle stime degli economisti di Goldman Sachs, che erano per una crescita delle buste paga di 500.000 unità. Il tasso di disoccupazione degli Stati Uniti è sceso dal 4,2% precedente al 3,9%. In questo caso il numero è stato migliore delle attese del consensus, che aveva previsto un calo al 4,1%. Il tasso di partecipazione alla forza lavoro è salito lievemente al 61,9% rispetto al precedente 61,8%: il dato rimane tuttavia ben al di sotto del 62,8% precedente la pandemia Covid-19.
Preoccupante, sul fronte dell’inflazione, è stato il parametro incluso nel report occupazionale, che misura il trend della crescita dei prezzi: quello dei salari orari che, in media e su base annua, sono balzati del 4,7%, al record degli ultimi decenni e oltre il +4,2% stimato dal consensus. Su base mensile la crescita è stata pari a +0,6%, oltre il +0,4% atteso.
Il risultato è che Wall Street ha continuato a perdere terreno.
La settimana appena iniziata si preannuncia densa di appuntamenti per la borsa Usa.
Domani, martedì 11 gennaio, in calendario l’audizione alla commissione bancaria del Senato Usa del presidente della banca centrale americana Jerome Powell per la sua riconferma a numero uno della Fed.
Mercoledì 12 gennaio tutti gli occhi saranno puntati sull’inflazione Usa misurata dall’indice dei prezzi al consumo, che gli economisti prevedono in media essere schizzato del 7,1% su base annua, secondo le attese di Dow Jones.
Sempre mercoledì sarà pubblicato il Beige Book da parte della Fed.
Il giorno dopo, giovedì 13 gennaio, sarà reso noto l’indice dei prezzi alla produzione Usa, altro parametro per monitorare il trend dell’inflazione.
Questa settimana inizierà ufficialmente anche la stagione degli utili della corporate Usa: le banche Usa JP Morgan Chase, Citigroup e Wells Fargo annunceranno le trimestrali nella sessione di venerdì 14 gennaio.
Tra i titoli attivi in premercato, focus su Tesla, dopo che l’analista Mark Delaney di Goldman Sachs ha nominato il titolo tra i Top Pick del 2022, rivedendo al rialzo il target sul prezzo dell’azione a 1.200 dollari.
Il titolo TSLA è al momento, tuttavia, in calo dell’1% circa, scontando le vendite sui tecnologici.