Wall Street: Goldman Sachs paventa più strette Fed nel 2022, tassi Treasuries oltre l’1,8%. Nasdaq cede più del 2%, sell su Tesla
Niente da fare per Wall Street, che continua a perdere terreno, con il Nasdaq e lo S&P 500 che arretrano per la quarta sessione consecutiva.
La borsa Usa sconta ancora i timori di una ulteriore fiammata dell’inflazione e, di conseguenza, di una Fed più aggressiva. Alle 16 ora italiana, il Dow Jones perde più dell’1% (quasi -400 punti), a 35.840 punti circa; lo S&P 500 cede l’1,64% a 4.600; il Nasdaq segna una flessione di più del 2%, a 14.590 punti.
Nella giornata di domenica, gli analisti di Goldman Sachs hanno scritto di prevedere che la Federal Reserve alzerà i tassi sui fed fund quattro volte quest’anno, confermandosi dunque più aggressiva rispetto a quanto emerso dal dot plot di dicembre, che aveva indicato tre strette per il 2022.
Sotto pressione soprattutto i titoli delle società mega cap attive nel settore hi-tech, come Meta (ex Facebook), Amazon e Alphabet, che arretrano tra il 2% e il 3%.
Giù anche Tesla, che non riesce a beneficiare di un’altra nota di Goldman Sachs: quella con cui l’analista Mark Delaney ha nominato il titolo tra i Top Pick del 2022, rivedendo al rialzo il target sul prezzo dell’azione, a 1.200 dollari. Il titolo del colosso EV fondato da Elon Musk arretra di oltre il 3%.
Bene sul Nasdaq Zynga, che schizza fino a +50% dopo che la rivale Take Two, gruppo produttore di videogame, ha annunciato il suo acquisto, per un ammontare di $12,7 miliardi. Take-Two ha reso noto che acquisterà Zynga per un valore di $9,86 per azione, a premio del 64% rispetto al livello a cui il titolo Zynga ha chiuso le contrattazioni di venerdì.
Take-Two ha precisato che gli azionisti di Zynga riceveranno 3,50 dollari in cash e 6,36 dollari in azioni Take-Two per ogni azione Zynga detenuta. Il titolo Take-Two perde più del 12%.
Questa settimana inizierà ufficialmente la stagione degli utili della corporate Usa: le banche Usa JP Morgan Chase, Citigroup e Wells Fargo annunceranno le trimestrali nella sessione di venerdì 14 gennaio.
Secondo FactSet, gli utili delle società quotate sullo S&P 500 dovrebbero aver riportato nel quarto trimestre una crescita del 21,7%: nel caso in cui questa previsione si concretizzasse, si tratterrebbe del quarto trimestre consecutivo di crescita a un tasso superiore al 20%.
JP Morgan e Citi segnano un lieve ribasso, mentre Wells Fargo è solida, con un guadagno di oltre +1%.
Focus sui tassi dei Treasuries decennali Usa, che sono arrivati a volare anche oltre la soglia dell’1,80% per la prima volta dal gennaio del 2020, tornando dunque ai livelli precedenti la pandemia Covid-19. Superate le 16 ora italiana, i tassi decennali viaggiano all’1,805%.
Non manca molto per tornare ai livelli 1,95%-1,97% testati nel novembre e nel dicembre del 2019: gli analisti consigliano di prestare attenzione al livello psicologico rappresentato dalla soglia del 2%.
Il balzo dei tassi è stato scatenato sia dai toni più hawkish della Fed, emersi con la pubblicazione delle minute relative all’ultima riunione del 2021, che dalla pubblicazione del report occupazionale Usa, da cui è risultato che i salari orari medi – importante termometro del trend dell’inflazione – sono balzati a dicembre, su base annua, del 4,7%, al record degli ultimi decenni e oltre il +4,2% stimato dal consensus. Su base mensile la crescita è stata pari a +0,6%, oltre il +0,4% atteso.
Il trend dei tassi sarà condizionato anche questa settimana da alcuni market mover cruciali: domani 11 gennaio, l’attenzione sarà sulle parole che proferirà il numero uno della Federal Reserve Jerome Powell, nell’audizione alla commissione bancaria del Senato Usa, in vista della sua riconferma a numero uno della banca centrale.
Mercoledì 12 gennaio tutti gli occhi saranno puntati sull’inflazione Usa misurata dall’indice dei prezzi al consumo, che gli economisti prevedono in media essere schizzato del 7,1% su base annua, secondo le attese di Dow Jones. Sempre mercoledì sarà pubblicato il Beige Book da parte della Fed.
Il giorno dopo, giovedì 13 gennaio, sarà reso noto l’indice dei prezzi alla produzione Usa, altro parametro per monitorare il trend dell’inflazione, che condizionerà di conseguenza l’andamento dei rendimenti.