Fari puntati sulle banche italiane: Bper KO dopo bilancio, per Moody’s Carige più vicina a risoluzione
Banche italiane sotto stretta osservazione: Bper si conferma il titolo peggiore del Ftse Mib crollando di oltre il 5% dopo la diffusione dei conti. L’Odissea Carige, nel frattempo, continua, con l’arrivo della scure di Moody’s, che afferma chiaramente che il rischio di una risoluzione della banca è salito. Ieri si è riunito il cda dell’istituto che, tra le altre cose, ha comunicato l’assegnazione in esclusiva a Bain Capital Credit fino al prossimo 15 ottobre degli UTP, per un valore di 400 milioni.
Nella nota di Carige si legge che “l’approvazione di tale proposta è rimessa al cda nella composizione che risulterà a valle delle deliberazioni assembleari del prossimo 20 settembre” . Il consiglio di amministrazione di Carige ha risposto anche alla lettera della Bce dello scorso 20 luglio, così come ha detto la sua sulla decisione di Moody’s non solo di tagliare i suoi rating ma anche di metterli sotto osservazione per un eventuale futuro downgrade.
Il cda, “pur non condividendone le motivazioni, ha preso atto del downgrade e del contenuto del comunicato emesso dall’agenzia Moody’s”, ricordando soprattutto, “con riferimento all’affermazione inerente la possibile messa in risoluzione della banca in conseguenza delle problematiche di governance e della mancata approvazione del Piano di conservazione del Capitale”, che “la proposta di decisione, notificata dalla Bce il 20 luglio 2018 , non contiene riferimenti a una eventuale risoluzione”. Comunque, “il Cda si riserva di assumere ogni opportuna iniziativa a tutela propria e di tutti gli stakeholder“.
Il giudizio di Moody’s è da brivido, non solo per Carige ma per l’intero sistema bancario italiano: per l’agenzia di rating i rischi che la banca venga messa in risoluzione sono aumentati. Ma c’è anche un altro motivo: “i rating sono stati rivisti al ribasso alla luce delle recenti tensioni di governance che, secondo Moody’s, rappresentano un impedimento a una ristrutturazione efficace dell’istituto”.
D’altronde, le dimissioni del vice presidente e maggiore azionista Vittorio Malacalza hanno accelerato la crisi dell’istituto.
“Tra il mese di giugno e l’agosto del 2018 – si legge nella nota – si sono dimessi il presidente di Carige e diversi membri del cda e a luglio l’azionista di minoranza POP 12 ha richiesto una riunione degli azionisti per mandare via l’intero board della banca”.
Secondo Moody’s, questi sviluppi aumentano l’incertezza sulla capacità della banca di ristrutturarsi” e dunque di lanciare operazioni che “includano la vendita degli asset, il rafforzamento del capitale, l’emissione di obbligazioni, e il lancio di una vendita o di una fusione”.
Moody’s ha di conseguenza tagliato il rating di base (baseline credit assessment BCA) di Carige a Caa2 da Caa1, il rating a lungo termine a Caa3 da Caa2 e il rating sui depositi a lungo termine a Caa1 da B3.
Tornando ai risultati di Bper Banca, in realtà la redditività della banca è cresciuta. Dal bilancio del primo semestre del 2018, emerge infatti un risultato netto quasi triplicato rispetto ai primi sei mesi del 2017.
L’utile netto di pertinenza della capogruppo si è attestato a 307,9 milioni di euro, quasi tre volte tanto i 119,1 milioni di euro dello stesso periodo dello scorso anno (+158,6%).
Stabile il margine di interesse a 573,5 milioni di euro, rispetto ai 570,1 milioni dello stesso periodo 2017).
Riguardo ai risultati del secondo trimestre il dato è stato pari a 280,3 milioni, in flessione rispetto ai 293,2 milioni del primo trimestre dell’anno a causa, come si legge nel comunicato, “dell’effetto di riclassificazione Ifrs9 e del minore apporto del margine finanziario’. Questo numero si è confermato inoltre, seppur in misura lieve, inferiore alle stime degli analisti.
E mentre i vertici di Bper si stanno focalizzando sul piano industriale, che riceverà l’ok dopo l’estate, il numero uno della banca, l’AD Alessandro Vandelli ha precisato che l’impegno sullo smobilizzo dei crediti deteriorati (NPL) va avanti:
“In coerenza con gli obiettivi di riduzione dello stock pianificato per quest’anno proseguono secondo le attese le attività relative alla seconda cartolarizzazione su crediti in sofferenza del gruppo per circa 2 miliardi che dovrebbe essere finalizzata entro la fine dell’anno”.