Bce, Nowotny: si proceda con rialzo tassi, problemi Italia non vengono risolti con politica monetaria
Parla uno dei falchi della Bce, Ewald Nowotny. L’esponente del Consiglio direttivo della Banca centrale europea e govenatore della banca centrale austriaca afferma che l’Eurotower deve proseguire nel suo percorso di normalizzazione dei tassi, a prescindere dai timori che assillano i mercati sul futuro dell’Italia. Anzi, lui rischi immediati dall’Italia non ne vede nemmeno nell’immediato, nonostante manchino poche settimane al varo alla presentazione della nota di aggiornamento al Def e alla legge di bilancio del 2019. Altra minaccia per l’Italia è rappresentata da Fitch, che proprio stasera svelerà il suo giudizio sul rating del debito italiano.
Lo spread non preoccupa insomma il banchiere austriaco che afferma, sempre in merito all’Italia, che i suoi problemi rappresentano una “sfida speciale” che non può essere risolta dagli strumenti di politica monetaria e che deve essere affrontata, piuttosto, da “decisioni vere di politica economica”.
Il tono falco di Nowotny porta l’euro a salire al massimo intraday di $1,1686.
“Chiaramente non c’è pericolo di deflazione in Eurozona, e ciò permette la normalizzazione della politica monetaria, che deve essere cauta, ma che potrebbe essere più decisiva – continua Nowotny – Credo che un’attenzione particolare dovrebbe essere data alla necessità di riportare i tassi di interesse fuori dal territorio negativo”.
Il riferimento è al tasso sui depositi che si applica quando le banche parcheggiano i loro fondi presso la Bce, e che rimane inchiodato a -0,40%.
Intanto si apprende oggi da indiscrezioni riportate dal quotidiano La Stampa che il ministro dell’Economia e delle finanze Giovanni Tria starebbe puntando a un rapporto deficit-Pil dell’1,5% nella nota di aggiornamento al Def. Ciò significa che Tria sarebbe pronto a chiedere all’Europa 10 miliardi di sconto. Scrive La Stampa:
“Non il tre per cento che vorrebbero sfondare Di Maio e Salvini. Ma nemmeno lo 0,9 lasciato in eredità dal governo Gentiloni. Il traguardo minimo è l’1,5 per cento, circa dieci miliardi di euro di maggiori spese. Chiamiamola la trincea di Tria, o più semplicemente l’obiettivo minimo di deficit nel braccio di ferro con l’Europa”.
Il punto è che quello 0,9%, obiettivo di deficit per il 2019 che risulta per l’appunto dagli accordi presi dalla Commissione di Bruxelles con il governo Gentiloni, non dovrebbe secondo l’Ue superato. E invece l’obiettivo di Tria sarebbe fare proprio questo, tanto che La Stampa parla di quella soglia dell’1,5% come di “linea del Piave”.
Dopo il boom della vigilia lo spread non riporta grandi scossoni, ma i valori rimangono alti: il differenziale si aggira attorno a 285 punti base, a fronte di tassi sui BTP al 3,20%.