Wall Street mantiene nervi saldi di fronte a balzo inflazione. ‘Stagione trimestrali Usa, una occasione per smettere di pensare alla Fed’
Wall Street in lieve rialzo: sfida i timori sull’inflazione e si prepara al test delle trimestrali Usa. Il Dow Jones sale dello 0,34% a 36.414 punti; lo S&P 500 avanza dello 0,30% a 4.740 punti. Il Nasdaq fa +0,37% a 15.250.
I tassi sui Treasuries decennali sono in lieve rialzo all’1,731%.
Focus sui dati macro, ma anche sulla stagione degli utili Usa appena iniziata.
L’inflazione rimane grande protagonista dei mercati, con la sua fiammata, negli States, che è stata confermata anche oggi, per la seconda sessione consecutiva. Pubblicato l’indice dei prezzi alla produzione, all’indomani della diffusione dell’indice dei prezzi al consumo, entrambi relativi al mese di dicembre.
L’indice dei prezzi alla produzione è volato del 9,7% su base annua, facendo lievemente meno rispetto al balzo pari a +9,8% atteso, e in accelerazione rispetto al +9,6% precedente. Su base mensile, il dato è salito dello 0,2%, meno del +0,5% stimato. Riguardo alla componente core, l’indice dei prezzi alla produzione è aumentato dell’8,3%, più del +8% stimato dal consensus. La componente core ha segnato una crescita dello 0,4% su base mensile, meno del +0,5% stimato.
Ieri era stato reso noto l’indice dei prezzi al consumo, per l’appunto, che ha accelerato il passo balzando al tasso annuo del 7%, rispetto al +6,8% di novembre, scattando al record dal febbraio del 1982, in linea comunque con le attese. Su base mensile, la crescita è stata però superiore alle attese, pari a +0,5%, rispetto al +0,4% atteso.
Più delle attese è stato anche il rialzo annuo della componente core del dato, ovvero l’indice depurato dai prezzi dei beni alimentari ed energetici, l’inflazione core, avanzata del 5,5%, rispetto al +4,9% precedente, contro il +5,4% previsto. Più delle attese, infine, la crescita dell’inflazione core su base mensile, pari a +0,6%, contro il +0,4% atteso.
C’è da dire che, sia ieri che oggi, abituati a paventare ormai il peggio, gli investitori hanno quasi tirato un sospiro di sollievo nel rendersi conto che, a dicembre, l’inflazione ha accelerato sì il passo ma non a un ritmo shock.
Nessun trauma inflazione, insomma, come dimostra anche il trend dei tassi dei Treasuries Usa, dopo il boom record dall’1,51% della fine del 2021 a oltre l’1,80% di qualche giorno fa, ai livelli precedenti la pandemia Covid.
Oggi indicazioni macro sono arrivate anche dal mercato del lavoro, con la pubblicazione del rapporto sulle richieste iniziali dei sussidi di disoccupazione.
Dal rapporto è emerso che, nella settimana terminata l’8 gennaio, il numero dei lavoratori degli Stati Uniti che hanno fatto richiesta per ricevere i sussidi di disoccupazione è salito di 23.000 a 230.000 unità, peggio delle attese. Gli economisti intervistati da Dow Jones avevano previsto un calo a 200.000 unità, rispetto alle 207.000 unità della settimana scorsa. La media mobile in quattro settimane è salita a 210.750 unità dalle 204.500 della settimana precedente.
Una sorpresa positiva è arrivata tuttavia dal numero dei lavoratori americani che continuano a ricevere i sussidi di disoccupazione, sceso a 1,559 milioni, decisamente meglio rispetto agli 1,733 milioni attesi dal consensus, e al minimo dalla settimana terminata il 2 giugno del 1973, dunque in quasi 50 anni.
Nelle ultime ore, commentando il trend dell’azionario Ryan Detrick di LPL Financial ha fatto notare che “sul mercato ora c’è eccitazione per la stagione degli utili, dietro l’angolo. Noi prevediamo ulteriori risultati solidi per la corporate America”. Detrick ha definito la stagione delle trimestrali “un’occasione per smettere di focalizzarsi così tanto sulla Fed e sulla politica monetaria, per concentrarsi sul modo in cui l’economia sta performando”.
Sul fronte societario, occhio al titolo Delta Air Lines, dopo che la compagnia aerea americana ha annunciato di aver concluso il quarto trimestre dell’anno 2021 con il fatturato più alto dalla fine del 2019, grazie alla crescita delle prenotazioni dei biglietti in vista del periodo festivo del Natale e alla frequenza più alta dei viaggi. Il giro d’affari si è attestato a $9,47 miliardi, battendo i $9,21 miliardi attesi dal consensus, anche se in calo ancora del 17% rispetto agli $11,44 miliardi del quarto trimestre del 2019, quaando nel mondo non era scattato ancora l’allarme Covid.
Delta Air Lines ha comunicato inoltre di prevedere che, a causa della diffusione di Omicron, il suo bilancio soffrirà una perdita nel primo trimestre del 2022; il gruppo ha in ogni caso confermato le stime di una ripresa della domanda e di un ritorno dei conti a una condizione di redditività, nel corso dell’anno.
Il titolo Delta è balzato così in premercato fino a +2,7%. Nel 2020, Delta si era confermata vittima illustre della pandemia, con una perdita record pari a $12,4 miliardi.
Buy anche sul titolo di KB Home, società attiva nel settore edilizio con la costruzione di case: l’azione balza di oltre il 10%, anche in questo caso sulla scia di una trimestrale migliore delle attese.
In evidenza il rally anche di Boeing, dopo le indiscrezioni di Bloomberg News, secondo cui i suoi aerei 737 Max torneranno a essere operativi negli aeroporti della Cina già da questo mese.
Da domani la stagione degli utili societari made in Usa entrerà nel vivo, con la pubblicazione delle trimestrali di JP Morgan, Citi e Wells Fargo. I tre titoli riportano un trend positivo.
Considerando in generale gli utili delle società quotate sullo S&P 500, FactSet prevede per il quarto trimestre una crescita del 21,7%: nel caso in cui questa previsione si concretizzasse, si tratterrebbe del quarto trimestre consecutivo di crescita a un tasso superiore al 20%.