Notizie Notizie Mondo Preview riunione Bce, tutto quello che c’è da sapere su QE e rialzo tassi. Intermonte: outlook BTP e borse europee

Preview riunione Bce, tutto quello che c’è da sapere su QE e rialzo tassi. Intermonte: outlook BTP e borse europee

7 Settembre 2018 15:38

Grande attesa per la riunione della Bce, la prima dopo la pausa estiva, che si terrà nella giornata di giovedì 13 settembre: decisione sui tassi e conferenza stampa del numero uno Mario Draghi, che probabilmente darà ulteriori indicazioni sulla direzione dei tassi.

Nelle ultime ore è stato reso noto l’esito di un sondaggio di Bloomberg, che ha indicato come la maggior parte degli economisti intervistati ritenga che la Bce potrebbe alzare il tasso sui depositi entro il settembre dell’anno prossimo, e non nel primo trimestre del 2020 come i mercati stanno anticipando.

Draghi dovrebbe dare indicazioni più precise sul processo di normalizzazione dei tassi e dunque su quando torneranno a essere alzati entro il mese di aprile del 2019. A quel punto, il tasso sui depositi dovrebbe essere alzato al -0,20% dall’attuale -0,40% entro il mese di settembre, mentre la stretta sui tassi benchmark dovrebbe avvenire nel mese di dicembre del prossimo anno, dallo zero per cento allo 0,25%. Se le previsioni dovessero concretizzarsi, ciò significherebbe che il costo del denaro verrebbe alzato prima della scadenza del mandato di Mario Draghi da numero uno della Bce, prevista per il 31 ottobre del 2019.

Riguardo al Quantitative easing, come anticipato dalla Bce nelle riunioni precedenti, il programma noto come scudo BTP terminerà alla fine di quest’anno. Per gli analisti di Morgan Stanley, in ogni caso, “la Bce inaugurerà un cambiamento di politica monetaria in modo molto lento”. E “questo perchè, sebbene le pressioni inflazionistiche stiano mostrando una fase di ripresa, il recupero sta avvenendo in modo così graduale da rendere necessaria ancora una politica monetaria accomodante“.

“Dubitiamo che la banca centrale abbia alcuna fretta di modificare la propria politica monetaria. Piuttosto, è probabile che lasci le sue opzioni aperte e sottolinei che un eventuale outlook meno favorevole potrebbe giustificare interrogativi sulla possibilità di dover rivalutare se gli stimoli forniti all’economia siano appropriati”.

Quest’ultimo scenario viene considerato molto probabile dal team di ricerca di Morgan Stanley.

Riguardo ai numeri del QE, per gli esperti del colosso bancario Usa “gli acquisti di asset mensili verranno dimezzati a 15 miliardi di euro nel corso del quarto trimestre, per poi terminare dopo la fine dell’anno”.

Come anticipato da Draghi, i reinvestimenti della Bce “continueranno per un ben po’ di tempo, andando avanti probabilmente anche oltre le previsioni da noi contemplate, magari anche attraverso il lancio di una “operation twist”, volta a comprimere i tassi di interesse a lungo termine”.

Morgan Stanley prevede che il primo e unico rialzo del tasso sui depositi del 2019 avverrà a ottobre, e che sarà pari a 15 punti base, portando il valore dall’attuale -0,40% a -0,25%.

In un contesto in cui la spina della Bce sta per essere staccata, tra l’altro proprio mentre i mercati digeriranno la legge di bilancio sfornata dal governo M5S-Lega, Antonio Cesarano, chief global strategist di Intermonte SIM, fa notare che “la possibilità che Tria possa presentare un obiettivo di deficit addirittura inferiore a quello stimato dalla Commissione europea per il 2019, sta alimentando un ritrovato ottimismo sul mercato obbligazionario, con il BTP 2 anni ritornato sotto all’1%“.

“L’Italia inoltre sta recuperando di spread anche verso la periferia -continua Cesarano -, in particolare verso la Spagna. Si tratta di segnali che lasciano aperta la possibilità di continuazione di tale trend virtuoso almeno fino alla prossima riunione BCE del 13 settembre”.

Per Cesarano, inoltre. “le borse europee potrebbero ancora risentire dell’impatto dazi-crisi emergente. La situazione potrebbe però cambiare verso fine mese-inizio ottobre. L’apertura di settembre con un afflusso di capitali verso l’azionario Europa rappresenta un primo, seppur timido, segnale. In tale direzione anche il fatto che, mentre gli indici azionari emergenti scendono, sta aumentando l’ammontare di posizioni al rialzo su tali mercati, come testimoniato dall’andamento delle call su ETF Usa su mercati emergenti (EEM)”.