Guerra commerciale fredda i mercati: nuovi dazi Usa-Cina entrano in vigore, male dollaro, yuan e Wall Street
Sempre più tesi i rapporti Usa-Cina. Nello stesso giorno in cui sono entrati in vigore i dazi doganali del valore di $200 miliardi che l’amministrazione Trump ha annunciato la scorsa settimana contro alcuni prodotti cinesi, tra i due partner commerciali non sono mancate nuove stoccate. Pechino ha risposto con dazi su 5.207 beni americani importati, per un valore complessivo di $60 miliardi.
Prodotti come gas naturale liquefatto e caffè saranno colpiti con dazi del 10%, mentre altri beni come verdura congelata, polvere di cacao e prodotti chimici faranno i conti con tariffe punitive del 5%. Si tratta soltanto di un ennesimo nuovo round della guerra commerciale Usa-Cina che diversi analisti considerano ormai conclamata. E, di fatto, nessuno avrebbe ormai intenzione di deporre le armi. A tal proposito, Axios ha riportato nelle ultime ore che Trump starebbe già pensando a nuove misure punitive che potrebbero coinvolgere diversi settori, tra cui quelli della Difesa, sempre del Commercio e del Tesoro.
La rabbia cinese è confermata dalla decisione di Pechino di cancellare sia nuovi negoziati con Washington, sia la visita del vicepremier cinese negli Usa. Non solo. Il clima si è fatto ancora più incandescente dopo che Pechino ha convocato l’ambasciatore Usa, per protestare contro le sanzioni che sono state imposte a un militare cinese, in relazione all’acquisto di alcuni missili e caccia da un’azienda esportatrice russa soggetta alle sanzioni americane.
Non solo guerra commerciale, dunque: ci sono anche le periodiche tensioni che si ripresentano nell’area geopolitica ad allontanare sempre di più le due potenze mondiali. Tanto che, in base a quanto l’agenzia di stampa Xinhua ha riportato, l’amministrazione cinese ha accusato Washington di “bullismo commerciale”.
La porta ai negoziati non è stata tuttavia sbattuta in faccia: Pechino ha infatti reso noto che sarà pronta a riavviare le trattative con Washington, a condizione che “siano basate sul rispetto e l’uguaglianza reciproci”.
Giornata negativa per l’azionario globale, che sconta il timore di nuove ulteriori escalation delle tensioni. “Visto che i negoziati sono stati cancellati, gli investitori cercheranno di capire cosa accadrà dopo l’entrata in vigore dei dazi (avvenuta oggi) e, in modo particolare, se gli Stati Uniti passeranno alla terza fase, che potrebbe coincidere con l’imposizione di ulteriori dazi doganali contro i beni cinesi importati del valore di $267 miliardi”, ha commentato Dushyant Padmanabhan, strategist del mercato valutario presso Nomura a Singapore.
E se il dollaro è sotto pressione, anche per l’effetto del discorso del numero uno della Bce Mario Draghi, lo yuan soffre ancora di più, se si considera che è scivolato nei confronti del biglietto verde fino al minimo intraday di 6,87 in una sessione in cui i trader non sono riusciti a posizionarsi sull’indice Shanghai Composite, con i mercati azionari cinesi chiusi nella sessione odierna.
Tensione a Wall Street, dove il Dow Jones cede più di 120 punti. A mettere sotto pressione il Nasdaq sono oggi soprattutto i titoli Facebook, Amazon, Netflix, Alphabet e Apple.