Borsa Tokyo giù, Asia negativa per timore banche centrali. Paura Fed con rendimenti Treasuries a record gennaio 2020. La Bce alzerà tassi a settembre?
Borse asiatiche prevalentemente negative, con l’indice Nikkei 225 della borsa di Tokyo in calo dello 0,27% a 28.257,25 punti. Borsa di Shanghai eccezione positiva con un rialzo dello 0,63%, mentre Hong Kong cede lo 0,33%.
La borsa di Sidney arretra dello 0,11%, mentre Seoul fa -0,93%.
A Wall Street, i futures Usa sono negativi anch’essi, con quelli sul Nasdaq che arretrano dell’1%, quelli sul Dow Jones giù dello 0,19% e quelli sullo S&P in flessione dello 0,46%.
Tapas Strickland, direttore della divisione di economia e mercati presso la National Australia Bank, ha commentato il sentiment dei mercati con le aspettative di una politica monetaria restrittiva da parte di più banche centrali, facendo notare che “i mercati prezzano ora quattro rialzi dei tassi Usa da parte della Fed nel 2022, mentre il timing della prima stretta della Bce è stato anticipato a settembre. L’eccezione è la Cina, con la People’s Bank of China che ieri ha tagliato i tassi di 10 punti base in un contesto di outlook di crescita (del Pil) incerto”.
Protagonista oggi in Asia l’annuncio della Bank of Japan – banca centrale del Giappone guidata da Haruhiko Kuroda – che ha confermato il target dei tassi di interesse di breve termine al -0,1%, e il target dei tassi dei titoli di stato a 10 anni attorno allo zero.
L’istituzione ha rivisto al rialzo le proiezioni di crescita del Pil reale del Giappone per l’anno fiscale 2022 dal +2,9% inizialmente stimato al +3,8%; per l’anno fiscale 2023 l’outlook è stato invece tagliato, con il prodotto interno lordo atteso in rialzo ora dell’1,1% rispetto al +1,3% dell’outlook di ottobre.
Anche per l’anno fiscale 2021 le stime sono state riviste al ribasso dal +3,4% precedente al +2,8%. Dal comunicato della BoJ, emerge che “i rischi che incombono sull’attività economica del Giappone puntano al ribasso”. Detto questo, per la prima volta dal 2014, la Bank of Japan ha alzato le proprie proiezioni sulla crescita dell’inflazione. Il raggiungimento del suo target pari al 2% rimane tuttavia un miraggio.
Le previsioni per l’indice dei prezzi al consumo core relative all’anno fiscale 2021 sono state lasciate invariate allo zero per cento, ma quelle per l’anno fiscale 2022 sono state alzate dalla crescita stimata a ottobre pari a +0,9% al +1,1%.
Le stime per l’anno fiscale 2023 sono state alzate dal +1% di ottobre al +1,1%.
Occhio in Usa al trend dei tassi dei Treasuries a 10 anni, salito all’1,84%, al nuovo record dal gennaio del 2020. I tassi viaggiano al di sopra della media mobile degli ultimi 200 giorni e potrebbero, secondo l’analisi tecnica, balzare a questo punto verso i massimi di novembre e dicembre del 2019, attorno all’1,96%.