Nel salvataggio di Astaldi arriva Salini Impregilo: al vaglio una possibile acquisizione?
Dopo la bufera che si è abbattuta su Astaldi, fuori e dentro Piazza Affari, arriva uno spiraglio di luce dall’apertura di Salini Impregilo e dai movimenti sul fronte della vendita della partecipazione sul ponte del Bosforo in Turchia. Ieri a mercati chiusi è arrivata la nota di Salini Impregilo che ha fatto sapere che sta seguendo da vicino l’evoluzione di alcune società nel settore delle costruzioni, menzionando proprio il gruppo Astaldi.
Salini Impregilo scrive: “nell’ambito della strategia di consolidamento della propria posizione di leadership nel settore delle grandi opere infrastrutturali valuta continuamente ogni opportunità di crescita. In linea con tale strategia, la società sta seguendo con attenzione le evoluzioni riguardanti società operanti nel settore delle costruzioni all’estero e in Italia, e tra queste anche il Gruppo Astaldi, con l’obiettivo di valutare ogni possibile opzione coerente con i propri obiettivi di disciplina finanziaria e creazione di valore per i propri stakeholders“.
La società ha precisato che ad oggi “non è stata assunta alcuna determinazione in merito”, ma è senza dubbio un elemento importante per il futuro di Astaldi che dall’annuncio in cui ha ufficializzato la richiesta di ‘concordato in bianco’ ha perso in Borsa circa il 60% in sole 4 sedute, con le azioni che sono precipitate da quota 1,14 euro (chiusura di giovedì 27 settembre) a quota 0,41 euro (chiusura di ieri). E questa mattina il titolo non è ancora riuscito a fare prezzo.
Secondo quanto si legge da “Il Messaggero” Astaldi potrebbe dividersi in due per salvarsi: la società potrebbe nuovamente chiedere soldi al mercato, con un aumento di capitale, e alle banche, come finanziamento dell’attività sotto la garanzia del tribunale. Il quotidiano romano riporta ancora che nelle pieghe del piano e dello sdoppiamento in due, potrebbe infilarsi Salini Impregilo, l’altro gigante romano che ha il 90% dei ricavi all’estero.
Il piano di concordato preventivo con riserva, in continuità aziendale ex art. 161 sesto comma legge fallimentare, deciso dal cda straordinario presieduto da Paolo Astaldi – riunitosi alle 19,05 di giovedì 27 settembre e presentato al tribunale di Roma -, contiene una prima bozza di piano in corso di definizione orientato, in primo luogo alla “salvaguardia del business (e immediatamente di riflesso, del ceto creditorio), con particolare riferimento alle commesse estere”.
L’annuncio del concordato, i giudizi delle agenzie di rating…
Venerdì scorso la società romana delle costruzioni ha deliberato di presentare al Tribunale di Roma una domanda di concordato preventivo “con riserva”, prodromica al deposito di una proposta di concordato preventivo in continuità aziendale. Lo rende noto la società in un comunicato nel quale ha annunciato le deliberazioni in merito all’andamento aziendale e al piano di rafforzamento patrimoniale e finanziario. A spingere la società ad agire su questo fronte è stata proprio la questione del ponte sul Bosforo: “il protrarsi della procedura di vendita del Terzo Ponte sul Bosforo, determinato dalle vicende politiche ed economico-finanziarie che hanno interessato la Turchia nel corso del 2018, ha imposto di adeguare il complessivo Piano di rafforzamento patrimoniale e finanziario presentato al mercato”.
Su questo tema, sempre ieri, si sono ricnorsi dei rumors che hanno permesso al titolo di prendere una boccata d’ossigeno:stando a quanto anticipato da Bloomberg News i negoziati per la vendita della partecipazione nella concessionaria per il Terzo Ponte sul Bosforo in Turchia non si sarebbero areanti, ma stanno andando avanti con il consorzio guidato da China Merchants Group. Astaldi punta a raggiungere un accordo per il progetto del ponte entro la fine dell’anno.
E poi in settimana si sono susseguiti anche i declassamenti delle agenzie di rating, prima quello Fitch che ha tagliato il rating su Astaldi a ‘C’ dal precedente ‘CCC-‘, e poi S&P che ha portato la raccomandazione a ‘D’ (default) dal precedente ‘CCC-‘. Un giudizio, quello di S&P, che ha fatto molto rumore e che ha spinto la stessa Astaldi a confezionare un comunicato ad hoc per fare alcune precisazioni. Innanzi tutto, “il declassamento di S&P a D (“default”) non vuol dire fallimento“, rimarca Astaldi in una nota nella quale precisa che la procedura di “concordato preventivo in continuità” attivata lo scorso 28 settembre ha lo scopo, tra l’altro, di garantire ai committenti la regolare prosecuzione dei lavori in tutti i cantieri in cui il Gruppo sta operando, oltre che tutelare i creditori e preservare il patrimonio aziendale.
Astaldi precisa che l’azione di S&P di declassare il rating a D segue la decisione della società di presentare domanda di concordato. S&P valuta la situazione attuale di Astaldi al pari di un default poiché la richiesta di concordato preventivo implica la sospensione dei pagamenti rivenienti da tutti gli impegni pregressi alla data di presentazione della domanda di concordato, salvo espressa autorizzazione del tribunale, durante il periodo del concordato. Astaldi precisa infine che tutti i pagamenti maturati relativi alle obbligazioni emesse sono stati regolarmente pagati.
Nel frattempo ieri, nel tam tam di voci, sono arrivate anche le puntualizzazioni sui lavori della M4 di Milano. M4 Spa, società concessionaria per la progettazione, realizzazione e gestione della linea 4 della metropolitana milanese, in riferimento alle vicende che coinvolgono Astaldi (socio al 9,6% della concessionaria e al 32% del consorzio dei costruttori CMM4) ha precisato che le attività dei cantieri per la realizzazione della M4 stanno proseguendo regolarmente.