Da manovra stretta su banche con taglio deducibilità interessi passivi. Abi lancia alert
L’Abi non ha affatto gradito le indiscrezioni riportate da Il Sole 24 Ore, secondo cui nella legge di bilancio del governo M5S-Lega ci sarebbe, tra le altre cose, una stretta sulle banche, per “concorrere alle coperture”. Il quotidiano di Confindustria scrive che “nel mirino ci sarebbero la deducibilità degli interessi passivi, che scenderebbe dall’attuale 100% all’86%; lo spostamento su più anni della deducibilità delle maggiori svalutazioni previste dall’applicazione del nuovo principio contabile Ifrs9 sulle cosiddette perdite attese; l’addio all’aiuto alla crescita meglio noto come Ace”.
Il Sole spiega che “sulla deducibilità degli interessi passivi la stretta, almeno al momento, non sembrerebbe produrre effetti particolarmente negativi, in quanto gli istituti di credito sono in larga misura in perdita. Il discorso cambia, invece, sulla revisione delle modalità di applicazione per il primo anno del nuovo principio contabile Ifrs 9. Secondo questo principio le banche, nel primo anno della sua adozione, dovono svalutare i crediti in bilancio secondo un nuovo modello cosiddetto delle “perdite attese’. In base a questo principio l’importo della svalutazione cresce sensibilmente. Con la stretta in arrivo il governo gialloverde punta a rendere deducibili queste “maggiori svalutazioni” non più in un anno ma negli anni successivi, spalmandole su due o dieci anni o altrimenti posticipandole ulteriormente”.
Le indiscrezioni non penalizzano il settore bancario, che si muove anzi in rialzo beneficiando del calo dello spread successivo all’annuncio, da parte del governo M5S-Lega, di ridurre il target sul deficit-Pil del 2020 e 2021, facendo rimanere invece l’obiettivo per il 2019 inchiodato al 2,4%. Tuttavia, un segnale contro una tale proposta arriva dalla stessa Abi, per voce del direttore generale, Giovanni Sabatini.
Sabatini lancia un allarme su quella disparità di trattamento che si verrebbe a creare in Europa con il taglio alla deducibilità degli interessi passivi, che finirebbe per pesare sui costi del credito di imprese e famigle. Parlando a margine della giornata del risparmio, il direttore generale dell’Abi ha detto che il taglio “andrà certamente a incidere sul costo del credito. Inoltre è una misura che non ha riscontri nell’Ue e che creerebbe disparità contributive tra banche soggette alle stesse regole. Si determinerebbe una asimmetria“.
E un alert è stato lanciato dallo stesso Antonio Patuelli, presidente dell’Abi: “Chi pensasse di aumentare la pressione fiscale sulle banche invece di punire un settore rallenterebbe la ripresa. Ci si ricordi che quella bancaria è una attività assolutamente interconnessa a tutte le attività produttive”.
Secondo Patuelli il taglio della deducibilità degli interessi passivi avrebbe conseguenze sui prestiti e sul risparmio, portando gli istituti di credito a modificare i propri modelli di business, a scapito delle Pmi.
Sabatini ha anche fatto una importante precisazione: La deducibilità degli interessi passivi per le banche “è un costo di produzione, non si tratta insomma di “agevolazioni’. E ha fatto un esempio concreto per spiegare cosa accadrebbe se il taglio temuto avvenisse:
“Se non posso dedurre un costo di produzione emerge un reddito che non rispetta l’effettiva capacità contributiva e è quindi una misura anche contraria all’articolo 53 della Costituzione”, secondo cui “tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva. Il sistema tributario è informato a criteri di progressività”
Il nuovo ostacolo andrebbe ad aggiungersi agli annosi problemi che caratterizzano il settore bancario italiano, osservato speciale in questi ultimi giorni per il doom loop, ovvero per l’abbraccio mortale che esiste di fatto tra le banche italiane e i BTP.
Del doom loop ha parlato a Bloomberg, in occasione della conferenza sugli NPL di Banca Ifis che si è tenuta a Venezia lo scorso venerdì, il professore di finanza della University of Chicago Booth School of Business, l’italiano Luigi Zingales:
“L’Italia sta facendo fronte a doom loop tra il debito sovrano e le sue banche che potrebbe scatenare una crisi simile a quella che il paese ha affrontato nel 2011. D’altronde, per l’economista, “a livello europeo non è cambiato nulla dal 2011. Senza il completamento dell’Unione bancaria e senza misure di backstop, l’Italia rischia la stessa spirale negativa che l’ha travolta nel 2011. L’incertezza sta aumentando gli spread dei bond, impattando così sui bilanci delle banche e sui loro costi di finanziamento”. Alla fine, conclude Zingales, l’effetto colpirà anche “la loro capacità di erogare credito”.