Alert tassi Usa, la corsa continua: 10 anni a record dal 2011. Bill Gross parla di ritirata buyer stranieri
La corsa dei tassi dei Treasuries Usa – che va di pari passo con le vendite sui titoli di stato, per la gioia dei ribassisti sul debito americano – va avanti anche oggi. Dopo essere volati di 12 punti base nella sessione di ieri, i rendimenti decennali hanno testato il record dal maggio del 2011 nelle contrattazioni odierne, salendo fino al 3,232%. Boom anche per i tassi a trenta anni, che hanno riportato oggi un nuovo massimo dal 2014, balzando fino al 3,345%.
Il sell off dei titoli di stato Usa è stato alimentato da una serie di motivi, tra cui le dichiarazioni bullish di Jerome Powell, numero uno della Federal Reserve – che hanno rafforzato le speculazioni su ulteriori rialzi dei tassi di interesse da parte della Banca centrale americana – e la pubblicazione, alla vigilia, di alcuni dati economici, come l’indice ISM dei servizi, che in Usa ha messo in evidenza una crescita dell’attività al massimo dall’agosto del 1997.
In particolare, sempre ieri, Powell ha parlato di un outlook economico “notevolmente positivo”, aggiungendo anche che i tassi di interesse a questo punto potrebbero salire anche al di sopra del livello considerato “neutrale”.
Sul rally dei rendimenti hanno inciso anche le aspettative sul report occupazionale Usa di settembre, che sarà reso noto domani e che, secondo alcuni analisti, potrebbe rivelare un tasso di disoccupazione sceso al 3,8%, al livello minimo dal 1969.
Interpellato da Marketewatch Jeroen Blokland, gestore dei fondi presso Robeco, ha commentato il trend dei tassi, affermando che un eventuale graduale rialzo dei rendimenti, legato a dati macroeconomici solidi, viene visto di per sé come un fattore positivo, in quanto contribuisce alla “normalizzazione della politica monetaria”.
Detto questo, “nelle ultime due sessioni la crescita dei tassi è stata veloce e piuttosto inaspettata. La maggior parte degli investitori – ha fatto inoltre notare – sembra posizionata su un calo dei rendimenti e c’è da dire che un veloce aumento dei rendimenti alimenta dubbi sulla sostenibilità del debito corporate.
Di conseguenza, “se i tassi continueranno a salire in questo modo – ha continuato Blokland – credo che ci sarà volatilità sui mercati azionari. Allo stesso tempo, fino a quando non arrivano al 4% circa, il trend deve essere visto come positivo, anche perchè la curva dei rendimenti sta diventando più ripida, diminuendo così le probabilità di una recessione”.
In tutto questo Bill Gross, ex Pimco, ha dato un’altra ragione al forte sell off che ha colpito i Treasuries alla vigilia. Con un tweet Gross ha motivato gli smobilizzi con l’assenza degli acquirenti stranieri. Molti buyer esteri del debito Usa si sarebbero insomma ritirati: a fare dietrofront, come scritto da Gross – che ora è gestore del Janus Henderson Global Unconstrained Bond Fund – sono state per esempio le compagnie di assicurazione tedesche e giapponesi, a causa di cambiamenti nel costo di hedging.
Gross: (2 of 2) For Insurance companies in Germany / Japan for instance, U.S. Treasuries yield only -.10% / -.01%. Lack of foreign buying at these levels likely leading to lower Treasury prices.
— Janus Henderson U.S. (@JHIAdvisorsUS) October 3, 2018