Brasile va alle urne tra crisi del debito e crollo della valuta
Domenica prossima, 7 ottobre, si terranno le elezioni generali in Brasile per il rinnovo del Congresso Nazionale. Nella stessa giornata si terranno anche le elezioni per i governatori dei singoli stati e per le assemblee legislative. Il risultato di queste elezioni avrà un impatto notevole sulle politiche economiche brasiliane dei prossimi 4 anni e di conseguenza le implicazioni per i mercati finanziari saranno significative. Vediamo cosa ne pensano in proposito gli analisti.
Il difficile scenario economico
A far da sfondo a questa tornata elettorale una ripresa economica ancora in una fase iniziale, dopo la profonda recessione del 2014-2016, durante la quale il Pil è sceso in totale del 10%. Sul Brasile incombe una crisi del debito che richiede un’urgente riforma delle pensioni e un impegno per ulteriori controlli sulla spesa. Il real quest’anno ha già perso il 18% del suo valore contro il dollaro USA, diventando una delle valute più deboli dei mercati emergenti.
I principali candidati e le previsioni su chi vincerà
I principali candidati in corsa per la carica di Presidente sono quattro:
1. Jair Bolsonaro del Partito Social-Liberale, primo nei sondaggi, con posizioni conservative e nazionaliste.
2. Fernando Haddad, subentrato come candidato del Partito dei Lavoratori dopo che Luiz Inácio Lula da Silva è stato dichiarato non-eleggibile per una condanna per riciclaggio; è supportato dall’endorsment di Lula e al momento è al secondo posto nei sondaggi.
3. Ciro Gomes del Partito Democratico Laburista, terzo secondo i sondaggi, ha una lunga esperienza politica di sinistra.
4. Geraldo Alckmin del Partito della Social-Democrazia Brasiliana, è supportato dai mercati ma non altrettanto dagli elettori, secondo i sondaggi di settembre.
La questione di cruciale importanza per i mercati finanziari è capire l’impegno e la capacità del prossimo Presidente di implementare le riforme strutturali necessarie, in particolare la riforma delle pensioni, sottolinea Pablo Riveroll, Head of Latin American Equities di Schroders che si sbilancia a fare qualche previsione.
“Sembra improbabile che un singolo candidato otterrà più del 50% dei voti al primo round. Di conseguenza, il 28 ottobre si terrà probabilmente un secondo round tra i candidati che avranno maggiore successo. I favoriti al momento sono Jair Bolsonaro e Fernando Haddad”. Secondo l’analista la riforma delle pensioni e la continuazione della disciplina fiscale sono ritenute di cruciale importanza per la sostenibilità di medio termine. “Di conseguenza, la performance degli asset brasiliani probabilmente dipenderà dalla capacità della prossima amministrazione di attuare misure appropriate. Se il Governo dovesse fallire nel far passare un numero sufficiente di politiche economiche convenzionali, è probabile che la reazione dei mercati obbligazionari e delle valute spingerà il Governo a considerare politiche più ortodosse” ha concluso l’analista.
La crisi del debito
Mai come ora questa tornata elettorale è caratterizzata dall’incertezza che si riflette anche sulla valuta. “Questo persistente clima di incertezza” dice Martin Marinov, gestore obbligazionario CEE & Global Emerging Markets di Raiffeisen Capital Management – “continua a influire sulle oscillazioni del Real che, dopo aver beneficiato di un clima di fiducia in seguito al destituzione di Dilma Rousseff, oggi è tornato vicino ai minimi del 2015, poiché le riforme attese non sono state realizzate”. Secondo Investec Asset Management, un’eventuale vittoria di Haddad condurrebbe il Paese molto più vicino a una crisi del debito nel 2019-20, mentre con una vittoria di Bolsonaro, detto il Trumpinho, si intravede la volontà di attuare significative riforme economiche a livello sia macro, sia micro.