Savona: ‘lo spread deve scomparire, serve aiuto Bce’. Moody’s Analytics: ‘manovra è da gioco d’azzardo’
“Se lo spread ci sfugge, dobbiamo cambiare la manovra”. Così a sorpresa il ministro degli Affari europei Paolo Savona, nel suo intervento a Porta a Porta. Allo stesso tempo, nelle stesse ore in cui si apprende che l’Ufficio parlamentare di bilancio ha bocciato la nota di aggiornamento al Def e sostanzialmente la manovra, l’economista propone un azzeramento dello spread, che deve essere avvenire per mano della Bce:
“La Bce deve convincersi che il debito italiano è solvibile” e portare lo spread a zero. Draghi capisce e dimostra di saper reagire. Prima o poi darà una risposta – afferma il ministro, spiegando che, a suo avviso, “lo spread deve scomparire attivando strumenti monetari appropriati e consentendo al Paese di sviluppare”.
Intanto, occhio a quanto è stato dichiarato dal capo economista di Moody’s Analytics sull’Italia:
“Certamente quello che sentiamo non è un plus per l’outlook fiscale dell’Italia. Il giudizio dei mercati come quello delle agenzie di rating, non si basa sulla politica ma sui numeri, che sono dati oggettivi e uguali per tutti. La manovra del governo italiano è un errore, è come giocare d’azzardo con la salute economica e fiscale di lungo termine dell’Italia”.
Tornando a Paolo Savona, sull’ostinazione del governo M5S-Lega di far rimanere inchiodato al 2,4% il target sul deficit-Pil previsto per il 2019 (quelli per il 2020 e 2021 sono stati invece corretti e tagliati rispettivamente al 2,1% e all’1,8%), il ministro spiega che “noi abbiamo bisogno adesso del 2,4%”.
Anzi, “c’è bisogno di ben oltre il 2,4%” di rapporto deficit-Pil ha precisato, visto che il Def presentato dal governo è, afferma, “corretto, cauto e moderato”.
L’appello alla Bce è netto: “Tra i compiti della Banca centrale europea c’è quello della stabilità finanziaria, quindi quello di abbattere lo spread, deve intervenire in acquisti di titoli italiani”. D’altronde, “Draghi ha fatto un ottimo lavoro e spero che continuerà a farlo”.
IL ministro ribadisce anche le posizioni del governo nei confronti dell’euro: l’esecutivo, afferma, è a favore di una “economia aperta” e di una “moneta unica”, altrimenti il mercato unico non funzionerebbe.
Tra l’altro, “il 2019 sarà il più difficile in Europa. Abbiamo le elezioni, poi l’elezione del presidente Bce. La mia tesi è che tutti vogliono il cambiamento, ma ci sono due forze: una secondo cui l’Europa deve prendere la guida e dire dove vuole andare, altre forze che dicono che non c’è niente da fare. Io non appartengo a questa”.
Sullo spread, la sua opinione ricalca quella del vicepremier Matteo Salvini, che ha detto nelle ultime ore di non ritenere che il differenziale tra i tassi dei BTP e quelli dei Bund balzerà fino a quota 400 (anche se ha detto pure che, se lo spread dovesse sfuggire di mano, la manovra dovrebbe per l’appunto cambiare). Sono “abbastanza sicuro che lo spread non arriverà a 400 punti”.
Tra l’altro, “con tutte le critiche riversate e lo scontro politico il mercato avrebbe potuto reagire in modo più pesante”. Ciò significa, a suo avviso, che “il mercato è stato più cauto della politica”.