Upb su economia italiana: ‘rallenta crescita, si profila progressivo indebolimento ripresa’
“In Italia si avvertono segnali di rallentamento ciclico e si profila un progressivo indebolimento della ripresa. Una ripresa, sul futuro della quale pesa una crescente incertezza e incombono i forti rischi di peggioramento del quadro economico internazionale”. È quanto emerge nella nota congiunturale di ottobre diffusa oggi dall’Ufficio parlamentare di bilancio (Upb). La debolezza della fase ciclica si riflette nelle stime dei modelli Upb di breve periodo, che ipotizzano per il terzo trimestre una crescita congiunturale del Pil pari allo 0,1 per cento (in una banda di confidenza simmetrica, compresa tra 0,0 e 0,2 per cento), che risente della volatilità del ciclo industriale e delle incertezze del contesto internazionale.
“Nell’ultimo scorcio d’anno risulterebbe confermata la stessa dinamica produttiva del terzo trimestre, a fronte di margini d’incertezza comunque più elevati – si legge nel documento dell’Upb -. Tale profilo condurrebbe a un incremento del Pil nel 2018, aggiustato per il calendario, dell’1 per cento. Considerando che l’anno in corso ha tre giorni lavorati in più del 2017 la variazione nei conti annuali potrebbe attestarsi all’1,1 per cento”. L’Ufficio parlamentare di bilancio conferma quindi la stima sul 2018, effettuata in occasione dell’esercizio di validazione del quadro macroeconomico contenuto nella NaDef, leggermente al di sotto della previsione del Governo. Le attese di bassa crescita nella seconda metà del 2018 incidono anche sul trascinamento statistico per il prossimo anno, che sulla base delle previsioni per l’anno in corso risulterebbe molto contenuto (0,2 per cento).
Soffermandosi sulle previsioni a breve e medio termine, l’Upb segnala che “incombono significativi e crescenti fattori di rischio collegati ai timori che possano realizzarsi scenari sfavorevoli. A livello internazionale vi è incertezza sugli sviluppi degli interventi protezionistici e sulle tendenze dei mercati delle materie prime energetiche. Resta inoltre forte l’incognita di repentini incrementi dell’avversione al rischio degli operatori dei mercati finanziari, che si ripercuoterebbero rapidamente sul quadro macroeconomico dell’economia italiana”.