Wall Street: Nasdaq scivola ulteriormente in fase correzione, verso settimana peggiore da ottobre 2020. Netflix -20%
L’ondata di sell off continua ad assediare Wall Streeet, e in particolare il Nasdaq, che scivola ulteriormente in fase di correzione, zavorrato dal tonfo di Netflix. Passate le 16 ora italiana, il Dow Jones cede 100,76 punti (-0,29%), a 34.619 punti, lo S&P 500 arretra dello 0,88% a 4.442, mentre il Nasdaq scende dell’1,50% a 13.948 punti circa.
I sell che hanno assediato il listino hi-tech sono stati provocati principalmente dal balzo dei tassi dei Treasuries a 10 anni, volati questa settimana anche oltre l’1,90%, al record dal dicembre del 2019. I tassi a 30 anni sono saliti fin oltre la soglia del 2,20% mentre i rendimenti a un anno hanno riagguantato la soglia dell’1% per la prima volta in due anni, dal periodo precedente la pandemia Covid-19. Oggi i rendimenti dei Treasuries Usa fanno un dietrofront significativo: quelli a 10 anni perdono 7 punti base all’1,75%; quelli a 30 anni arretrano fino al 2,074%.
Sia il Dow Jones che lo S&P 500 si apprestano a concludere la terza settimana consecutiva di perdite; il Nasdaq, con un calo settimanale dello 0,5%, sta per chiudere la settimana peggiore dall’ottobre del 2020.
Male anche l’indice Russell 2000, che si avvia a chiudere la settimana peggiore da giugno del 2020.
Cruciale sarà la prossima settimana quando il Fomc, il braccio di politica monetaria della Fed, si riunirà il 25 e il 26 gennaio per annunciare le prossime mosse di politica monetaria.
Il mercato dei fed funds è arrivato a scontare negli ultimi giorni un primo rialzo dei tassi nella riunione di marzo, dal range attuale compreso tra lo zero e lo 0,25%.
Il risk off ha scatenato forti ribassi nelle ultime ore anche del Bitcoin: la criptovaluta numero uno al mondo è capitolata di oltre il 10% fino a $38.233 circa.
Protagonista tra i titoli il crollo di Netflix, titolo che ha beneficiato in modo importante dei lockdown da Covid-19 e che ora soffre il reopening dell’economia.
Dalla trimestrale pubblicata ieri dopo la fine delle contrattazioni a Wall Street, è emerso che, nel quarto trimestre del 2021, il numero degli abbonati di Netflix è cresciuto su base netta di 8,28 milioni di unità, meglio della crescita di 8,19 milioni stimata dagli analisti. Tuttavia, il numero è inferiore alla crescita di 8,5 milioni di abbonati segnata da Netflix esattamente l’anno precedente, nel quarto trimestre del 2020.
Non solo: nell’intero 2021 la crescita è stata di 18,2 milioni di nuovi abbonati, meno della metà dei nuovi abbonati che Netflix era riuscita ad attrarre nei primi sei mesi del 2020.
Sconfortante l’outlook: per il primo trimestre del 2022, il gruppo prevede un aumento dei nuovi abbonati, su base netta, di appena 2,5 milioni di unità, decisamente al di sotto dei 3,98 milioni di nuovi abbonati del primo trimestre del 2021, e ancora peggio rispetto ai +6,93 milioni attesi dagli analisti, secondo le stime di StreetAccount. Gli analisti intervistati da FactSet avevano previsto un numero anche superiore, pari a +7,25 milioni di abbonati.
Il titolo del gigante dello streaming è crollato così nelle contrattazioni afterhours di Wall Street del 20%: un ribasso che significa che è andata in fumo una capitalizzazione di quasi $45 miliardi, su un valore di mercato complessivo che, alla fine della giornata di contrattazioni di ieri, era superiore ai $225 miliardi.
Molto male ieri anche Peloton, affondato del 24%, sulla scia di un report della Cnbc secondo cui il gruppo starebbe interrompendo temporaneamente la produzione dei suoi attrezzi di fitness. Le quotazioni rimbalzano tuttavia di oltre +4%, dopo che il ceo ha smentito i rumor.
La società ha comunicato inoltre nelle ultime ore la decisione di far pagare ai suoi clienti le spese di spedizione e configurazione dei suoi prodotti Bike e Tread, in parte a causa della fiammata dell’inflazione.
Il prezzo della sua Bike arriverà così a 1745 dollari da 1495, mentre il tapis roulant meno costoso salirà a 2.845 dollari da 2.495 dollari di ora.
Sull’azionario prevalgono i sell dopo l’ingresso del Nasdaq in fase di correzione: con il calo della vigilia, il listino hi-tech viaggia a un valore inferiore dell’11,85% rispetto alla chiusura record dello scorso novembre.
Scott Redler, analista di T3 Live, spiega il trend ribassista di Wall Street con la rottura di importanti livelli chiave, come nel caso dello S&P 500, che ha chiuso ieri al di sotto della soglia di 4.500 punti per la prima volta dallo scorso 18 ottobre. Da un punto di vista tecnico, secondo Redler la rottura del supporto indica un successivo calo fino a quota 4.320, livello che rappresenterebbe un calo del 10% per l’indice S&P (e che quindi farebbe entrare anche questo listino in fase di correzione).
Prosegue la stagione degli utili trimestrali Usa che, la prossima settimana, vedrà protagonisti i risultati di bilancio di Apple e Tesla.