Elezioni Midterm Usa: democratici riconquistano Camera, Congresso diviso in due zavorra dollaro. Oggi la Fed
La prima reazione del dollaro ai risultati delle elezioni midterm del Congresso Usa non è positiva. Mentre il conteggio dei voti continua, il Dollar Index ritraccia a quota 96,12. Nessun grande ribasso, anche perchè oggi è il giorno in cui la Federal Reserve annuncerà la propria decisione sui tassi. Dovrebbe esserci un nulla di fatto, ma gli analisti vedono la Fed di Jerome Powell sempre più falco, proiettata verso maggiori strette monetarie rispetto a quelle che il mercato sta scontando.
A tal proposito, si ricorda la nota del capo economista di Goldman Sachs, secondo cui esiste un rischio di surriscaldamento dell’economia americana, di cui la Fed dovrà tenere in conto. Sulla scia di tali timori, la banca ha snocciolato nuove previsioni su quante altre volte ancora, entro il 2020, i tassi sui fed funds Usa saranno alzati.
Gli economisti sono concordi comunque nel ritenere che il prossimo rialzo dei tassi avverrà a dicembre e che oggi il costo del denaro sarà lasciato inchiodato nel range compreso tra il 2% e il 2,25%.
Per ora il biglietto verde sconta l’esito delle elezioni di metà mandato del Congresso: i democratici hanno riconquistato la Camera per la prima volta dopo otto anni, mentre i repubblicani hanno resistito al Senato.
In palio c’erano 435 seggi della Camera e 35 dei 100 seggi del Senato. Da segnalare che i deputati rimangono in carica per due anni, mentre i senatori per sei anni. Al Senato due di questi seggi avranno tuttavia una scadenza di due anni, visto che nei casi specifici le elezioni sono state necessarie a causa delle dimissioni di due senatori. Nelle elezioni midterm 2018, gli americani hanno votato anche per i governatori di 36 Stati su 50.
Stando ai risultati che campeggiano sul sito del New York Times, alla Camera dei rappresentanti i democratici hanno strappato 24 seggi ad altrettanti repubblicani. In tutto la Camera ha così 207 democratici contro 190 repubblicani. Al Senato, i democratici hanno perso tuttavia tre seggi, che sono stati guadagnati dai repubblicani, per un risultato di 43 a 51.
Non solo il dollaro è sceso, permettendo all’euro di volare fino al massimo intraday delle contrattazioni asiatiche a $1,1473 e cedendo contro la sterlina e lo yen.
A fare dietrofront, pagando la prospettiva di un Congresso spaccato a metà, e le difficoltà che il presidente americano Donald Trump potrebbe incontrare nel far passare le sue riforme pro-crescita (sia dell’economia che della Corporate America) sono stati anche i futures su Wall Street, che hanno condizionato negativamente la performance delle borse asiatiche.
Così ha commentato la reazione del dollaro Kathy Lien, managing director della strategia sul forex presso BK Asset Management, in una nota:
“Con il Congresso che si spacca, i democratici che controllano la Camera e i repubblicani il Senato, la prospettiva che si crei una impasse legislativa che renda difficile il passaggio delle politiche di Trump – come il taglio delle tasse a favore della classe media – si conferma un fattore negativo per il dollaro“.
Nessuna preoccupazione, tuttavia, da parte del presidente Donald Trump che, in un post su Twitter, ha parlato di “un enorme successo”.
L’incertezza degli investitori si riflette nella caccia agli asset considerati più sicuri, come ai Treasuries e all’oro.
Sulle strategie di investimento da adottare, John Bailer, gestore BNY Mellon US Equity Income Fund, ha dedicato una nota all’argomento intitolata: “Volatilità solo nel breve termine, bene le Borse”:
“Con i Democratici al controllo della Camera, ci aspettiamo che i mercati siano volatili nel breve termine, alla luce dei timori di un’indagine sul Presidente Trump e di un eventuale impeachment. Guardando alla storia degli Stati Uniti dal 1933 a oggi, le combinazioni di un Congresso diviso e di un Presidente Repubblicano hanno determinato performance di mercato superiori alla media. Dal 1946 a oggi, i mercati hanno teso al rialzo per i 12 mesi successivi alle elezioni di midterm quasi nel 100% dei casi. I dati fondamentali delle aziende dovrebbero restare solidi e le valutazioni USA sono attraenti, il che permetterà ai titoli di riprendersi dal rumore politico di breve termine. Il settore finanziario potrebbe performare bene, perché la combinazione di valutazioni attraenti, buon andamento dei business e forti dati fondamentali saranno sufficienti a sovrastare la volatilità di natura politica. Attualmente, il settore finanziario ha le migliori prospettive di crescita dei dividendi all’interno dello S&P 500″.
Ancora, John Bailer scrive che “ci sono buone probabilità che un piano infrastrutturale sia ai primi posti dell’agenda del Presidente, che vede grande valore nei progetti di costruzione. Anche i politici locali adorano promettere agli elettori nuove strade e scuole. Il budget federale sarà ancor più in deficit e lo stimolo aggiuntivo potrebbe ‘surriscaldare’ l’economia USA di qui al 2020″.
Così Paul Flood, gestore BNY Mellon Multi-Asset Income Fund, nella nota: “Dollaro più debole e nuovi sfoghi su Twitter”:
“Per una volta i sondaggi avevano ragione. I Democratici hanno preso il controllo della Camera, che limiterà il potere legislativo dell’Amministrazione Trump, anche se i Repubblicani hanno ritenuto ed esteso la maggioranza al Senato. Ciò rappresenta un punto positivo per il Presidente, che potrà continuare a spingere le nomine chiave. Le misure migliori per le aziende nell’agenda Repubblicana sono state attuate l’anno scorso, pertanto è improbabile che il risultato causi degli impatti significativi sui mercati in un senso o nell’altro. Guardando al futuro, qualsiasi segnale di un accordo tra gli USA e la Cina sarà positivo. Ci aspettiamo un aumento degli sfoghi via Twitter del Presidente Trump, man mano che i Democratici esercitano pressioni per investigarne le attività e l’Amministrazione, mettendo in stallo alcuni punti sull’agenda legislativa repubblicana. Non ci sarà alcun muro tra Messico e Stati Uniti, ma mi aspetterei un supporto per qualsiasi Infrastructure Bill, dato lo stato di decadenza in cui versano molte infrastrutture negli USA. È probabile che il dollaro USA sarà più debole nei giorni a venire – continua Flood – perché i Democratici attenueranno alcune delle politiche estere più aggressive. Questo sarà positivo per i mercati emergenti nel breve termine, ma l’andamento dei tassi d’interesse continuerà a essere determinato dalla forza dell’economia USA dati i bassi livelli di disoccupazione che si traducono in aumenti dei salari”.