S&P: i titoli migliori e peggiori. Tonfo FAANG e Bitcoin: gli asset stelle cadenti del 2018
Un vero e proprio massacro, quello che ha colpito i titoli hi-tech a Wall Street in queste ultime sei settimane. Sono esattamente sei settimane infatti che, sulla scia della forte ondata di sell off che sta travolgendo il settore tecnologico, il Nasdaq Composite continua a perdere terreno.
In questo arco temporale, rientra l’ottobre da paura di quest’anno, che ha portato l’indice a crollare del 9,2% e a soffrire così il tonfo peggiore dal novembre del 2008.
Il Nasdaq 100, inoltre, ha perso il 13% dal record testato alla fine di settembre, riportando il tonfo più veloce (dai valori massimi a quelli più bassi) dal 2015.
Soltanto Amazon ha inciso tra l’altro sulle flessioni dello S&P 500 per il 9,25%, circa 20 punti, dai record testati in precedenza.
Sembra lontano quel 20 settembre, giorno in cui lo S&P 500 chiuse al valore più alto in assoluto, pari a 2.930,75 punti. Da allora, le cose per i bullish sull’azionario Usa sono andate piuttosto male.
Vale la pena riportare quelle che sono state le performance peggiori e migliori dello S&P 500 (da quel 20 settembre in cui il listino ha testato il valore record).
Bloomberg fa notare che tra i peggiori spiccano PG&E (la più grande utility californiana) il titolo peggiore in assoluto, sulla scia dei dubbi legati alla sua presunta responsabilità negli incendi mortali che hanno devastato la California, tanto che a novembre la società ha visto il suo valore di mercato crollato praticamente della metà.
Ci sono poi i titoli hi-tech Nvidia e Align Technology, che sono crollati di oltre 46%.
Molto male, tra i titoli tecnologici, anche Advanced Micro Devices, che era stata considerata tra le azioni più hot all’inizio del 2018 e che continua a pagare un outlook che non ha convinto gli operatori.
Detto questo, l’attenzione è rivolta soprattutto alle azioni FAANG, ovvero all’acronimo che si riferisce ai titoli Facebook, Amazon, Apple, Netflix, Google.
Il gruppo è di fatto scivolato nel mercato orso, riportando una perdita superiore a -20% dai massimi testati nelle ultime 52 settimane. La zampata dell’orso non può lasciare indifferenti, se si considera che il gruppo FAANG è stato tra i più gettonati a Wall Street dell’inizio dell’anno.
A dimostrazione del sentiment negativo degli investitori e della loro maggiore avversione al rischio è anche la performance del Bitcoin, la grande vera ex scommessa su cui tanti investitori, fino alla fine dello scorso anno, avevano riposto notevoli speranze.
La criptovaluta continua a dare ragione piuttosto a tutti coloro che avevano gridato all’esplosione della bolla come per esempio, lo scorso gennaio, gli analisti di Bank of America, che avevano parlato di bolla più grande della storia.
Nelle ultime ore, un nuovo schiaffo agli amanti della moneta digitale è arrivato con un crollo del 12%, che ha portato i prezzi a perdere anche la soglia di $5000 dollari, al valore più basso in oltre un anno.
Valore ridotto all’osso, se si ricorda che alla fine del dicembre del 2017, il Bitcoin aveva testato $19.511. Un tracollo del 74% circa dai massimi, e del 65% nell’intero 2018.
A lanciare l’avvertimento contro la criptovaluta, verso gli inizi dell’anno, era stato anche il re dei bond Jeffrey Gundlach, parlando del Bitcoin come della dot-com di oggi. Nouriel Roubini lo aveva definito la madre di tutte le bolle.
Gli avvertimenti non erano insomma mancati. Il Bitcoin si è rivelato una delle vere grandi delusioni se si considera che, a fine dicembre del 2017, qualcuno riteneva che sarebbe volato addirittura fino a $400.000.