Notizie Notizie Mondo Sterlina-dollaro, l’assist arriva da Corte di Giustizia Ue: Brexit reversibile? ‘Articolo 50 può essere revocato’

Sterlina-dollaro, l’assist arriva da Corte di Giustizia Ue: Brexit reversibile? ‘Articolo 50 può essere revocato’

4 Dicembre 2018 15:05

Sterlina in balia delle dichiarazioni e novità sulla Brexit. Dopo essere balzata fino al massimo intraday superiore a $1,28, la valuta britannica ritraccia, oscillando attorno alla media mobile delle ultime 100 ore, nell’area di resistenza attorno a $1,2777.

La valuta britannica ha ricevuto un assist dalla notizia relativa al parere dell’avvocato generale della Corte di Giustizia europea secondo cui la Brexit sarebbe reversibile; nel pomeriggio la moneta rimane in rialzo, salendo dello 0,40% nei confronti del dollaro, a $1,2774. Piatto invece il rapporto di cambio EUR-GBP, che si attesta a GBP 0,8915.

L’avvocato Campos Sánchez-Bordona ha stabilito praticamente che il Regno Unito potrebbe azzerare il risultato del referendum sulla Brexit senza chiedere il permesso ad altri paesi membri dell’Unione europea. Si tratta di una opinione non vincolante, in risposta a una richiesta che è stata inoltrata alla Corte da un gruppo di parlamentari scozzesi.

Il gruppo ha chiesto alla Corte di certificare o meno l’esistenza di una base legale che possa consentire al Regno Unito di revocare unilateralmente la Brexit, prima della data effettiva del divorzio, fissata al 29 marzo del 2019.

La risposta del Tribunale Ue è stata affermativa, fermo restando che la revoca dell’articolo 50 dovrebbe essere comunque decisa in linea con i requisiti costituzionali dello Stato membro e essere notificata al Consiglio europeo.

Da segnalare che, a seguito dell’esito del referendum sulla Brexit del 23 giugno del 2016, il Regno Unito ha formalmente imboccato la strada del divorzio dall’Ue attivando l’articolo 50 del Trattato di Lisbona.

Si tratta dell’articolo che consente a un paese membro dell’Unione europea di attivare il processo necessario per rendere effettivo l’addio definitivo al blocco.

Nel caso del regno Unito, l’articolo 50 è stato attivato dal governo May nel marzo del 2017.

La vera sentenza seguirà a giorni, ma c’è la certezza quasi piena sul fatto che l’opinione non vincolante sarà confermata dai giudici della Corte. Detto questo, è improbabile che il governo prenda in considerazione la posizione della Corte europea, in quanto già convinto di voler concretizzare l’uscita del paese dall’Unione europea.

Il caso, presentato dai parlamentari scozzesi, si è scontrato non solo con la resistenza del governo britannico, ma anche con quella di Bruxelles, che ha sottolineato che il rischio di destabilizzare l’Europa sarebbe piuttosto elevato se un qualsiasi paese membro decidesse prima di attivare l’Articolo 50 per uscire dall’Ue, per poi ripensarci.

Attenzione, nella giornata di oggi, anche all’audizione del numero uno della Bank of England, Mark Carney, alla commissione del Tesoro del Parlamento britannico.

Carney ha difeso l’analisi sulla Brexit che è stata pubblicata la scorsa settimana dalla banca centrale, da cui è risultato che l’assenza di un accordo sulla Brexit scatenerebbe una crisi peggiore di quella del 2008, con il Pil del paese che crollerebbe dell’8% e il tasso di disoccupazione che balzerebbe al 7,5%.

Il report prevede anche che il tasso di inflazione UK salirebbe al 6,5% e la Bank of England sarebbe costretta ad alzare i tassi di interesse. I prezzi degli immobili potrebbero crollare inoltre del 30%.

L’analisi della Bank of England è stata criticata da illustri economisti, del calibro di Paul Krugman, premio Nobel per l’economia nel 2008, che ha definito “estremamente elevate” le perdite attese per il Pil presentate dall’istituzione, nel caso di un no-deal sulla Brexit.

Carney ha risposto, definendo le critiche mosse in generale dalla platea degli economisti “del tutto ingiuste”.

All’osservazione di un membro della Commissione del Tesoro, che ha fatto notare come nell’analisi sulla Brexit stilata dalla banca centrale sia previsto un calo della sterlina fino al -25% nel caso di una Brexit disordinata, il vice governatore della Bank of England Ben Broadbbent ha sottolineato inoltre che la flessione che la valuta ha già sofferto, scendendo da quota $1,48 prima del referendum del 2016 a $1,28, riflette un’ampia gamma di possibili scenari per la Brexit. E che più confusionario sarà l’addio del Regno Unito all’Ue, maggiore sarà il calo della valuta.

Questa volta, tuttavia, la sterlina non ha registrato grandi scossoni, forte dell’opinione della Corte di Giustizia Ue, che non dovrebbe tuttavia, secondo gli esperti, riuscire a cambiare le carte in tavola, anche se i promotori e sostenitori della Brexit temono che proprio un tale parere potrebbe aprire la strada alla possibilità che, nel Regno Unito, venga indetto un nuovo referendum per dire basta alla Brexit.