Previsioni: sofferenze ancora in calo nel prossimo biennio ma a ritmo sostenuto
Continua anche nel 2018 il calo delle sofferenze accumulate dalle banche italiane che arrivano a perdere il 39% circa in termini netti, con un calo di 25 miliardi rispetto a settembre 2017. Ciò emerge dal nuovo Outlook Abi-Cerved sulle sofferenze delle imprese che tra l’altro fornisce stime per il 2018 e previsioni per il biennio 2019-2020.
Dagli ultimi dati disponibili relativi al mese di settembre 2018, emerge che lo stock delle sofferenze si attesta sui 120 miliardi lordi (-30,7% su base annua), con una flessione marcata nei crediti originati dalle imprese (-31,1%). Le sofferenze nette, che tengono conto delle rettifiche già contabilizzate dalle banche e che esprimono il vero rischio residuo nei bilanci bancari, si collocano addirittura sotto i 40 miliardi (-39,4% rispetto ai 66 di settembre 2017 e -55% rispetto al picco di novembre 2015).
I fattori che hanno influito sul calo delle sofferenze
In particolare, dice il rapporto, il calo delle sofferenze bancarie è stato favorito, da un lato, da operazioni di dismissione degli NPLs da parte delle banche e, dall’altro, dalla confermata riduzione dei nuovi flussi di crediti in sofferenza. Di pari passo sono diminuiti i crediti deteriorati, cioè scaduti o con alte probabilità di non essere saldati. A determinare il trend positivo sono stati in particolar modo i miglioramenti registrati nelle imprese con il tasso di deterioramento per le società non finanziarie sceso dal 3,4% dell’ultimo trimestre 2017 al 2,8% del terzo trimestre 2018 quando era il 4% nel terzo trimestre 2008. Nel complesso, sottolinea il rapporto, si tratta dunque di uno scenario positivo. In particolare, in base alle stime, nel 2018 il volume di nuove sofferenze originate da crediti a imprese dovrebbe attestarsi a 14 miliardi di euro, -25,8% rispetto ai 19 del 2017 e circa un terzo del massimo storico toccato nel 2013 (40). In netta discesa anche il numero di prestiti in sofferenza: il dato stimato per il 2018 si aggira intorno ai 15 mila, -18% sul 2017 e -45% sul 2014.
Le previsioni al 2020
Nel rapporto si fornisce anche una stima per il futuro. Sulla base di uno scenario macroeconomico che per il prossimo biennio incorpora una crescita dell’economia italiana di poco superiore all’1%, i tassi di ingresso in sofferenza nel prossimo biennio sono previsti ancora in calo, anche se a ritmi più lenti di quanto sperimentato nel recente passato.
Nel dettaglio si prevede una flessione dal 2,4% al 2,3% nel 2019, per poi toccare quota 2,1% nel 2020: un dato in forte diminuzione dal picco del 2016 ma ancora superiore ai livelli pre-crisi (1,7%). La discesa continuerà a ritmi maggiori tra le microimprese e le piccole società, mentre tenderà a stabilizzarsi sui livelli minimi dell’ultimo decennio per le grandi aziende. Nel 2020 i differenziali di rischio tra settori tenderanno a ridursi per effetto di una convergenza degli andamenti, con tassi di decadimento all’1,8-2% nell’industria, nell’agricoltura e nei servizi e un netto calo nel settore delle costruzioni (2,5%). Previsioni di maggiore dettaglio indicano che a fine periodo i tassi saranno tornati a livelli analoghi o al di sotto dei livelli pre-crisi in tutto il settore industriale, con la sola eccezione delle microimprese e anche nelle costruzioni e nei servizi proseguirà il calo.
“Anche nel caso di un peggioramento del quadro economico, nel breve termine ci aspettiamo effetti limitati sulle nuove sofferenze originate da crediti alle imprese. Questo – commenta Gianandrea De Bernardis, Amministratore Delegato di Cerved – grazie al rafforzamento dei fondamentali delle aziende, che abbiamo osservato da qualche anno e alla più attenta selezione del credito operata dalle banche dopo la crisi”. “I dati presentati oggi confermano che non si arresta il miglioramento della qualità dell’attivo delle banche operanti in Italia: non solo la percentuale dei crediti che nel corso dell’anno migra da bonis a NPL si è ormai ridotta sotto i livelli pre-crisi, ma nel prossimo biennio ci si attende un’ulteriore contrazione anche dei flussi di nuove sofferenze”. Così Giovanni Sabatini, Direttore Generale dell’Abi, che sottolinea che “questo processo è strettamente collegato alla dinamica dell’economia nazionale, che pur in un quadro di revisioni al ribasso, è attesa mantenersi su tassi di variazione positiva anche nel prossimo biennio. La crescita è, dunque, un fattore chiave, su cui occorre il massimo impegno di tutti.”