Alert BRI: tensioni spread rientrate ma per investitori aumentato rischio uscita Italia da euro
Una cosa è certa: i mercati non sono dalla parte dell’Italia, a prescindere dall’Italia. Ciò è evidente soprattutto nell’ultimo report diramato dalla BIS, BRI in italiano, Banca dei Regolamenti Internazionali, conosciuta anche come banca delle banche centrali.
Il forte sell off che ha caratterizzato i mercati azionari di tutto il mondo in quest’ultimo trimestre del 2018, si legge nell’analisi, non rimarrà “un evento isolato”. L’alert è dunque chiaro: aspettatevi ulteriori ondate di smobilizzi nel corso del 2019.
Riguardo al caso specifico dell’Italia, la BRI mette in evidenza la correlazione tra lo scontro che si è consumato tra Roma e Bruxelles sulla manovra del governo M5S-Lega, e il trend dello spread:
“Il peggioramento delle prospettive, già fragili, delle condizioni di bilancio dell’Italia, in seguito al braccio di ferro tra la Commissione europea e il governo nazionale” ha scatenato il rialzo dello spread BTP-Bund delle scorse settimane, poi parzialmente rientrato per il cambio di rotta del governo, che ha proposto di ridurre il target sul deficit-Pil per il 2019 dal 2,4% inizialmente deciso al 2,04%.
Detto questo, l’Italia non rimane del tutto fuori pericolo se si considera che, stando alle rilevazioni della BRI, “ci sono segnali che indicano che gli investitori stanno percependo un aumento di una eventuale ridenominazione del debito sovrano italiano” (uscita dall’euro) con un effetto sui Cds.
L’aumento, precisa la banca delle banche centrali, rimane in ogni caso inferiore al picco di maggio quando uscirono le indiscrezioni sul ‘piano’ della maggioranza M5S-Lega per la cancellazione del debito Bce.
Inoltre, se è vero che il contagio Italia agli altri bond della periferia dell’Eurozona c’è stato, è altrettanto vero che ciò è avvenuto in misura molto più ridotta sempre rispetto a quel periodo nero per l’Italia.
Rischio Italia dunque meno spaventoso rispetto a quello dei giorni della formazione dell’esecutivo giallo-verde. Il contesto globale, tuttavia, non aiuta.
“Le tensioni sui mercati a cui abbiamo assistito nel corso di questo trimestre non sono state un evento isolato” ha scritto Claudio Borio, responsabile del dipartimento economico e monetario dell’istituzione. Il motivo è da individuare soprattutto nel processo di normalizzazione di politica monetaria che le banche centrali hanno avviato, e che è “destinato a presentare diverse sfide, specialmente alla luce delle tensioni commerciali e dell’incertezza politica”: tutti questi elementi hanno scatenato l’avversione al rischio e una “fuga verso gli asset più sicuri”. E Il problema, è che tali fattori non si dissolveranno certo con la fine dell’anno, ma si protrarranno almeno fino al primo trimestre del 2019: ragion per cui, secondo la BRI, i mercati azionari globali non possono stare sicuramente tranquilli.