Borsa: effetto crisi, oltre 50% spa quotate in mano a investitori stranieri
Piazza Affari perde il tricolore. Non si ferma l’avanzata degli investitori esteri in Italia, con più della metà delle aziende quotate a Milano stabilmente in mano agli stranieri. E’ l’effetto della crisi che emerge da un rapporto del Centro studi di Unimpresa, secondo il quale nel primo semestre 2018 le società per azioni hanno aumentato di 15 miliardi di euro il loro valore, mentre le quotate hanno visto crescere di 6,3 miliardi la loro capitalizzazione.
Anche se, complessivamente, il sistema imprenditoriale è a trazione familiare, in Borsa non comandano gli italiani. Poco meno del 40% delle quote delle società per azioni made in Italy è posseduto da famiglie, mentre sui listini di Piazza Affari dominano gli azionisti internazionali titolari di oltre il 50% delle spa quotate. “E’ uno degli effetti della crisi – ha commentato il presidente di Unimpresa, Giovanna Ferrara – l’impoverimento dei nostri capitali ha favorito l’acquisto delle aziende da parte di colossi esteri”. L’ingresso degli stranieri nel mercato finanziario italiano, che nonostante tutto ha valori importanti e in crescita, non è necessariamente un fattore negativo, ricorda Unimpresa: “Dipende dalle intenzioni: se si tratta di investimenti di lungo periodo va bene, mentre se le operazioni sono dettate dalla speculazione, allora c’è da preoccuparsi”.
Secondo l’analisi (basata su dati della Banca d’Italia aggiornati al primo semestre 2018 e incrociati con i dati relativi al valore di bilancio delle azioni quotate e non), per quanto riguarda l’intero universo delle società per azioni in Italia, la fetta maggiore è in mano alle famiglie: in calo però al 40% rispetto al 43% del 2017. Nella speciale classifica, seguono gli stranieri col 25%, le imprese col 18% e le banche con l’8%, quota che si avvicina al 10% se si limita l’analisi alle sole aziende quotate. Lo Stato detiene il 5% delle imprese e il 4% delle quotate, poi arrivano le assicurazioni e i fondi pensione col 3%. Quote minoritarie sono riconducibili alle amministrazioni locali (stabili attorno allo 0,60%) e agli enti di previdenza (allo 0,78%).
Complessivamente, il valore delle società per azioni è cresciuto: +0,70% vale a dire un incremento di 15,1 miliardi di euro. Per quanto riguarda le società per azioni presenti a Piazza Affari, il valore complessivo è cresciuto di 6,3 miliardi (+2,40%), dai 519,9 miliardi del 2017 ai 540,6 miliardi del 2018. Il primato nell’azionariato spetta agli investitori esteri che hanno guadagnato 6,3 miliardi (+2,40%) da 266,9 miliardi a 273,3 miliardi. Positovo anche il bilancio delle imprese che hanno 12,4 miliardi in più (+10,14%). Mentre a rimetterci sono state le famiglie che hanno perso 2,09 miliardi (-3,88%). Bilancio positivo, poi, per le banche con un aumento delle quote di spa quotate pari a 3,3 miliardi (+6,60%); su le quote di assicurazioni e fondi pensione di 416 milioni (+11,53%). Le quote in mano allo Stato sono aumentate di 121 milioni (+0,63%); variazione positiva per quelle delle amministrazioni locali, salite di 155 milioni (+4,97%); negativo il saldo per le quote degli enti di previdenza, calate di 52 milioni (-8,80%).