Wall Street: futures in calo, pagano Fed e paura inflazione. Nasdaq verso gennaio peggiore di tutta la sua storia
Wall Street pronta a iniziare la settimana contrastata. I futures sul Dow Jones cedono lo 0,71% a 34.335 punti; i futures sullo S&P 500 arretrano dello 0,48% a 4.402 punti mentre i futures sul Nasdaq sono in progresso dello 0,07% a 14.433 punti.
Grande market mover di questa settimana sarà la pubblicazione, venerdì 4 febbraio, del report occupazionale Usa relativo al mese di gennaio.
Venerdì scorso la Casa Bianca ha avvertito che i numeri potrebbero essere colpiti dagli effetti della diffusione della variante del Covid Omicron.
Gli economisti intervistati da Dow Jones prevedono un aumento dei posti di lavoro di appena 178.000 nuove unità, a fronte di un tasso di disoccupazione stabile al 3,9%.
Con oggi si chiude ufficialmente un mese deludente per la borsa Usa, il peggiore dai forti sell off che si sono abbattuti a Wall Street all’inizio dell’era pandemica, ovvero nel marzo del 2020. Il sentiment si spiega con i timori di una crescita fuori controllo dell’inflazione e con i toni innegabilmente più hawkish della Fed.
L’indice benchmark S&P 500 è vicino al territorio di correzione, in calo di oltre l’8% dal massimo intraday testato all’inizio di questo mese e in flessione del 7% a gennaio.
Il Dow Jones ha perso nel mese il 4,4%, anch’esso orientato al mese peggiore dal marzo del 2020.
Il Nasdaq Composite invece si avvia al mese peggiore dall’ottobre del 2008, con un tonfo del 15% circa dallo scorso novembre, pronto a chiudere il gennaio peggiore di sempre, con una flessione nel mese pari a -12%.
Come se non bastasse, l’indice delle small cap Russell 2000 è in mercato orso.
La stagione delle trimestrali Usa continuerà questa settimana: in calendario i bilanci di colossi del calibro di
Alphabet, Starbucks, Meta Platforms (ex Facebook), Amazon. Circa 1/3 delle società quotate sullo S&P 500 ha riportato finora i risultati trimestrali, con il 77% che, secondo FactSet, ha battuto le attese.