Sterlina torna ostaggio Brexit. Giorno X sarà 29 marzo 2019: fino ad allora Mizuho opta per gli short
Nel corso di questa settimana appena iniziata, la Brexit tornerà a essere il principale fattore che condizionerà il trend della sterlina. E’ quanto riporta un articolo di Bloomberg, riferendosi alla prossima data cruciale del processo di divorzio del Regno Unito dall’Unione europea. E’ il 15 gennaio del 2019, giorno in cui deputati britannici daranno il loro voto all’accordo che la premier Theresa May ha raggiunto con Bruxelles in merito alla Brexit.
Nel corso del 2018, la sterlina ha perso più del 5%, sulla scia dei timori rinfocolati sulla prospettiva di una Hard Brexit.
Così gli strategist di Credit Agricole, tra cui Valentin Marinov, hanno scritto in una nota riportata da Bloomberg:
“Le notizie sulla Brexit che sono state per lo più assenti nel periodo di Natale dovrebbero tornare alla ribalta e condizionare l’andamento dei prezzi della sterlina nei prossimi giorni”.
La possibilità che “l’accordo imperfetto” siglato dalla May con Bruxelles venga alla fine accettato dai parlamentari non viene esclusa dagli strategist. Tuttavia, gli esperti non escludono neanche uno scenario in cui le trattative tra il Regno Unito e Bruxelles tornino ad aprirsi, e in cui la stessa data di uscita ufficiale degli UK dal blocco, fissata al 29 marzo di quest’anno, venga posticipata.
Da segnalare che, a parte la parentesi del flash crash che ha colpito anche il dollaro Usa e il dollaro australiano – la scorsa settimana – nei confronti dello yen, la sterlina è riuscita a mantenersi al di sopra della soglia di 1,26 dollari durante il periodo di Natale, dopo il caos di dicembre, quando May ha deciso di posticipare il voto dei parlamentari, che si sarebbe dovuti esprimere lo scorso 10 dicembre, a seguito della sentenza della Corte europea. Sentenza che ha confermato che, se lo volesse, il Regno Unito potrebbe revocare unilateralmente l’Articolo 50, ovvero l’articolo del Trattato di Lisbona che, con la sua attivazione – in base alla legislazione vigente – dà il via al processo di uscita di un paese dell’Unione europea dal blocco.
A questo punto, bisognerà vedere cosa accadrà a livello politico nei prossimi giorni. Tutte le carte sono sul tavolo. Gli analisti, in generale, non escludono né un voto di sfiducia contro Theresa May, né un secondo referendum sulla Brexit, né nuove elezioni.
In questo contesto dove l’unica certezza è l’incertezza Neil Jones, responsabile della divisione di vendite FX dell’hedge fund di Mizuho, consiglia di tenere bene in mente la data in cui la Brexit dovrebbe diventare operativa, il vero giorno X, ovvero il prossimo 29 marzo del 2019.
Agli investitori, Jones consiglia per la precisione di rimanere short sulla valuta britannica fino a quella deadline e di ricorrere magari alle operazioni di short covering soltanto se la sterlina dovesse essere colpita da un forte sell off che la facesse crollare attorno a $1,10.
Intervistato anche lui da Bloomberg Thu Lan Nguyen, strategist presso Commerzbank, è invece evidentemente così pessimista sul voto del prossimo 15 gennaio, da ritenere che “sarebbe sorprendente se i parlamentari indicassero la prossima settimana la volontà di sostenere l’accordo di May”. In questo caso, secondo Nguyen, la sterlina presenterebbe “un potenziale di ripresa significativo”, che potrebbe farla salire nei confronti del dollaro fino a $1,31.