Carige, Di Maio spinge su nazionalizzazione. Tria frena, mentre rimane spada Damocle bond sottoscritti da Fitd
Ipotesi nazionalizzazione Carige: l’opzione sembra convincere sempre di più il vicepremier, ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico e leader del M5S, Luigi Di Maio. Così su Facebook:
“Se mai lo stato dovrà mettere soldi in Carige sarà per farla diventare una banca di Stato. Noi non abbiamo ancora messo un euro” ma “se ce li metteremo non sarà per darli al banchiere: per questo governo o si nazionalizza o non si mette un euro”. Insomma: “i cittadini mettono i soldi e i cittadini si prendono la banca”.
Di Maio rincara poi la dose in un’intervista rilasciata ad AdnKronos:
“Quel che posso dire è che ci crediamo, è l’unico vero intervento che si può fare, l’unica strada percorribile per il M5S. Il popolo sovrano si riappropria delle banche”.
Diverso l’approccio del ministro Giovanni Tria, secondo cui “al momento non è possibile dire se si materializzerà l’esigenza di un intervento di ricapitalizzazione precauzionale, perchè una soluzione di mercato è preferibile. Un ricapitalizzazione precauzionale, la cosiddetta nazionalizzazione, sarebbe un’operazione temporanea”.
Tria poi fa notare che per Carige non c’è alcun salvataggio, come non c’è stato, a suo avviso, neanche per Mps:
“La qualificazione come salvataggio non è appropriata per Carige, così come non lo era per Mps, perchè ne possono beneficiare solo le banche solventi”.
L’opzione nazionalizzazione sembra in ogni caso farsi sempre più strada nel governo M5S-Lega, se si considera che anche il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, il leghista Giancarlo Giorgetti, ha detto che l’ipotesi è concreta.
“La nazionalizzazione di Carige è un’eventualità prevista dal decreto se non si verificano alcune condizioni, quindi se nessun privato ci mette i soldi arriverà la nazionalizzazione”, ha detto Giorgetti.
Intanto ieri ha parlato anche Salvatore Maccarone, presidente dello Schema Volontario del Fondo Interbancario di tutela dei depositi, che lo scorso 30 novembre ha sottoscritto un prestito subordinato da 320 milioni di euro. I bond hanno visto salire i tassi al 16% dopo il no all’aumento di capitale degli azionisti di Carige, fattore che ha portato i commissari straordinari che gestiscono la banca commissariata dalla Bce a incontrare i vertici dell’Fitd, nella speranza -secondo le indiscrezioni – di vedersi concedere un taglio degli interessi.
“Abbiamo fatto qualche riflessione ma non c’era nessuna decisione oggi in previsione. Non era questo il luogo e la sede per decidere”, ha detto però Marrarone, al termine dell’incontro presso la sede dell’Abi di Milano.
Alla domanda se l’SVI andrà incontro alle richieste dei commissari di Carige, modificando i tassi sui bond sottoscritti, Maccarone è stato piuttosto vago:
“Non siamo ancora a questa fase. Abbiamo semplicemente preso atto di questa richiesta. La valuteremo ma questa non era la sede per decidere nulla”.
“Siamo in una fase di interlocuzione – ha ribadito – Non stiamo negoziando alcunché. Siamo intervenuti per aiutare la banca. La banca esprime questo auspicio, noi lo valuteremo e vedremo come fare”.
E alla domanda se la proposta dei commissari preveda il dimezzamento del tasso di interesse – nei giorni scorsi Il Sole 24 Ore aveva riportato alcuni rumor, secondo cui i commissari avrebbero richiesto un taglio del 50% degli interessi da pagare a fronte di quei bond, dal 16% attuale all’8% – ha risposto: “No, la richiesta è una revisione del tasso generica. Poi vedremo”.
Detto questo, Maccarone sottolinea che con il paracadute dello Stato, la situazione in cui versa la banca “è oggettivamente cambiata, la banca è sicuramente più serena di quanto non era in precedenza”.