Savona cita The Economist: ‘debiti sovrani, errore peggiore non aver riconosciuto che debito greco non era rimborsabile’
Nella lettera scritta a Il Messaggero: “Savona: Tragico errore ignorare la crisi in atto”, il ministro per gli Affari europei Paolo Savona fa riferimento ai due articoli che The Economist ha dedicato all’euro, in occasione del ventennale dalla sua nascita: “L’euro non è ancora al sicuro” e “L’Unione cucinata in modo insoddisfacente.
Così il ministro nella lettera scritta al quotidiano romano:
“In essi viene riconosciuto che la crisi dei debiti sovrani seguita alla crisi finanziaria americana del 2008 ha fatto temere che la moneta europea fosse al collasso (…) La storia dell’euro – continua l’autorevole settimanale (citato da Savona) è seminata di errori dei tecnocrati’. Il peggiore è non aver riconosciuto che il debito greco non era rimborsabile e le decisioni prese per difenderlo hanno causato una depressione che ha ridotto di un quarto il Pil della Grecia. La severità di giudizio investe anche la Bce che “ha una storia ignominiosa di politica monetaria restrittiva’ che, tra l’altro, ‘ha lasciato sole le aree depresse’ ed è stata ‘lenta nel reagire al crash finanziario del 2008, considerandolo in modo arrogante un problema americano’. Il giudizio diviene particolarmente incisivo quando si afferma che essa ‘nel 2011 ha contribuito a far entrare l’Europa in recessione accrescendo troppo i tassi d’interesse’, un errore commesso dall’allora presidente Jean-Claude Trichet, ma non risparmia neanche il successore Mario Draghi, la cui ‘promessa del 2012 di fare whatever it takes per salvare l’euro è stato un atto improvvisato’. L’analisi continua sostenendo che il mal governo della crisi ‘ha spaccato l’Europa tra Paesi creditori e paesi debitori, aiutando i partiti populisti a emergere’. Poichè ‘la crisi può tornare, potrebbe consegnarci una condizione politica anche peggiore'”. Alla domanda ‘che fare?’ il settimanale risponde che occorre ‘evitare che le banche e i debiti sovrani si trascinino a vicenda, danneggiando l’economia. Le difformità tra le economie dell’Eurozona richiedono che gli shock locali vengano compensati della perdita della loro indipendenza monetaria (..).”.
Savona continua a far riferimento alla ricetta consigliata da The Economist:
“In linea con le regole Ue, esse devono avere più margini per uno stimolo fiscale nelle crisi. Ciò, tuttavia, per le stesse regole Ue non è possibile per i paesi come l’Italia afflitti da decenni di debito elevato. I cittadini degli Stati indebitati non possono sopportare una stagnazione perpetua. L’Eurozona dovrebbe avere una qualche politica fiscale centralizzata in funzione anticiclica che includa una spesa per investimenti finalizzata e una comune assicurazione contro la disoccupazione'”.