Stagione trimestrali: le big bank Usa protagoniste in settimana. Occhio anche a Netflix tra i Faang
L’ora della stagione delle trimestrali è ufficialmente suonata ieri a Wall Street, con il comparto bancario in primo piano. Una nuova tornata che inizia in un clima incerto sui mercati, con gli operatori che guardano agli ultimi deboli riscontri macroeconomici e che continuano a guardare anche alla lunga trattativa tra Cina e Stati Uniti sul tema commerciale, alle possibili ripercussioni di un’escalation sulla crescita economica globale, ma anche alle possibili mosse future di una Federal Reserve che di recente per bocca del suo presidente Jerome Powell si è detta “paziente” sui tassi di interesse americani. Un importante test per la Corporate America, ma non solo.
Cambiando un po’ il calendario degli ultimi anni, è stata Citigroup (e non JpMorgan come accadeva in passato) a comunicare per prima tra le principali banche americane i risultati del quarto trimestre 2018 e dell’intero esercizio. Nel dettaglio, la banca Usa ha registrato nell’ultimo trimestre del 2018 un utile netto di 4,31 miliardi di dollari, ossia 1,64 dollari ad azione, rispetto alla perdita di 18,9 miliardi, ossia 7,38 dollari ad azione, dell’analogo periodo nel 2017 (che includeva oneri straordinari per 22,6 miliardi di dollari). Al netto delle poste non ricorrenti gli utili per azione si sono attestati a 1,61 dollari, al di sopra del consensus FactSet pari a 1,55 dollari. I ricavi totali sono scesi del 2% a 17,12 miliardi contro i 17,5 miliardi di un anno prima, mancando le attese di FactSet che indicava un fatturato di 17,5 miliardi. Per l’intero 2018, l’utile netto di Citigroup ha raggiunto quota 18 miliardi di dollari rispetto al rosso da 6,8 miliardi del 2017, mentre il giro d’affari è stato pari a 72,9 miliardi (+1%)
Sulla trimestrale di Citigroup e sulla reazione in Borsa si è soffermato Giuseppe Sersale, strategist di Anthilia Capital Partners Sgr. “Il colosso Usa ha riportato Eps leggermente sopra attese ma ricavi in calo del 2% anno su anno – scrive Sersale -. A gravare sui risultati, il calo del 21% dei ricavi di trading dal fixed income. Apparentemente, sul numero ha gravato un accantonamento (già noto da dicembre) di 180 milioni a copertura di una perdita maturata con un Hedge Fund asiatico”. Secondo la view di Sersale, la performance del titolo (che ha chiuso in rialzo di quasi il 4% dopo un avvio incerto) è riconducibile a due driver: “il pessimo risultato del fixed income viene visto come un “una tantum” e non come un fattore stabile di debolezza. In generale, il consenso degli investitori è tarato per dei risultati mediocri, e quindi quando questi non sorprendono significativamente al ribasso, mostra sollievo”.
Vedremo oggi come ci comporteranno JpMorgan e Wells Fargo che comunicheranno i risultati prima dell’avvio di Wall Street. Domani sono in calendario i numeri trimestrali di BofA, Goldman Sachs e Blackrock, mentre giovedi sarà la volta di Morgan Stanley. Fuori dal mondo bancario, sarà Netflix a dare i primi riscontri sui risultati dell’ultimo scorcio del 2018. Grande attesa per la triemstrale del big americano della tv in streaming, il primo dei cosidetti Faang (Facebook, Apple, Amazon, Netflix and Google) a snocciolare i numeri trimestrali. In attesa dei risultati Bloomberg Intelligence scrive: “una robusta programmazione che prevede anche ilm film di successo “Bird Box” potrebbe aiutare Netflix a registrare un positivo finale d’anno, con oltre 9,4 milioni di abbonati in più previsti”.
Intanto secondo le stime di FactSet, nel quarto trimestre la crescita media degli utili (per le società presenti nell’indice S&P 500) dovrebbe essere di poco superiore al 15% per il quarto trimestre del 2018, sotto il 25% registrato per nei primi tre trimestri dell’anno. Le previsioni del consensus di S&P Market Intelligence, citate da “Il Sole 24 Ore”, parlano di una crescita media di circa il 12,11% e sono state riviste al ribasso dopo il +18% per il quarto trimestre 2018 indicato lo scorso ottobre.