Bce e accantonamenti richiesti per NPL: scadenze diverse a seconda di banche. La nota di Fidentiis
Nuovi rumor del Sole 24 Ore sui ‘compiti’ che la Vigilanza della Bce avrebbe chiesto alle banche italiane e dell’Eurozona, attraverso l’invio di diverse lettere. Compiti che richiedono agli istituti, come emerso qualche giorno fa, che venga fatta una pulizia dei crediti deteriorati entro il 2026. Nello specifico, ricorda Il Sole,”la policy, in particolare, interessa i crediti deteriorati da più di sette anni se garantiti, e di due anni se non garantiti“.
In base ai loro parametri di solidità e alla natura dei loro crediti, le banche dell’Eurozona sarebbero state suddivise in tre fasce.
Tornando ai rumor de Il Sole 24 Ore, nella prima fascia rientrerebbero le banche considerate più solide, capaci di avviare le coperture sui crediti a rischio senza grandi problemi, e in cui la stessa presenza dei NPL risulta piuttosto contenuta.
“In questo caso – scrive Il Sole – le aspettative degli ispettori prevedono una copertura minima del 60% entro fine 2020 sui crediti garantiti, copertura che dovrà crescere gradualmente ogni anno per arrivare al 100% nel 2024. Sui non garantiti, la copertura minima è del 70% a fine 2020 così da arrivare al 100% nel 2023″. In questa prima fascia, rientrerebbero UniCredit e Intesa SanPaolo.
Nella seconda fascia rientrerebbero invece quelle banche che non dispongono della solidità delle prime della classe UniCredit e Intesa di avviare le coperture sui crediti, “vuoi perché l’Npe ratio di partenza è maggiore, vuoi perché la forza patrimoniale per ridurlo è più contenuta”.
“In questo caso – spiega il quotidiano – si parte da una richiesta di copertura minima al 50% sui crediti garantiti al 2020, mentre l’orizzonte massimo per completare gli accantonamenti slitta di un anno, al 2025, rispetto alle banche di prima fascia. Per gli Npe unsecured, l’aspettativa della Vigilanza è che le coperture minime siano al 60% a fine 2020, per arrivare al totale al 2024″. In questa categoria rientrerebbero, tra le banche italiane, Ubi Banca, Banco Bpm e Bper.
Alla terza fascia aderiscono invece quelle banche per cui le coperture da avviare sui crediti deteriorati sono più faticose, proprio per l’ampia presenza degli NPL.
“A queste banche Francoforte ha concesso di abbassare l’asticella minima al 40% a fine 2020 sui crediti garantiti da collaterale, per allungare a sette anni, al 2026, il termine massimo per la piena copertura. In questo gruppo, è compresa Banca Mps, che ha già rivelato il contenuto della propria bozze Srep venerdì 11. Tuttavia, a livello europeo nella fascia 3 ricadrebbero diverse banche in condizione di criticità, in particolare nei paesi dell’Est-Europa, in Irlanda e in Grecia. Non è escluso che sia il 2024, per le banche di prima fascia, così come il 2026, per quelle più deboli, siano asticelle variabili, da anticipare (per le banche più performanti) o posticipare per quelle più fragili”.
Nel commentare le ultime indiscrezioni, gli analisti di Fidentiis scrivono che “il calendario previsto per gli accantonamenti non appare così sfidante per le banche, visto che sembra riferirsi alle esposizioni verso crediti garantiti e non che si riferiscono a un periodo più lontano rispetto agli ultimi sette e due anni. Vale la pena ricordare che queste non sono richieste, ma suggerimenti, a cui le banche potrebbero decidere di adeguarsi (o meno)”.
Secondo Fidentiis, le banche potrebbero anche decidere di “spiegare il motivo per cui ritengono che gli NPE abbiano bisogno di coperture inferiori”. Tra l’altro, gli esperti prevedono che, “più di avviare coperture al 100% su ogni esposizione, le banche decideranno di procedere allo smobilizzo degli NPL”, strada tra l’altro già percorsa e adottata in diversi casi in Italia.