C’è ancora fame di bond: a caccia di Btp, Bonos ma anche emissioni corporate
C’è voglia di bond in questo inizio 2019, con gli investitori che tornano a guardare con interesse anche all’Italia. Che la fame di emissioni (governative e corporate) rimanga elevata lo dimostrano le ultime operazioni in Europa. A partire dalll’emissione del nuovo decennale spagnolo (collocato per 10 miliardi di euro a fronte di una domanda di circa 47 miliardi), ma anche il boom della domanda per il Btp a 15 anni con scadenza primo marzo 2035 che ha registrato una domanda di oltre 35 miliardi di euro. Sempre per il fronte tricolore, da segnalare in questo avvio d’anno il nuovo green bond di Enel da 1 miliardo di euro e il boom di ordini per il bond targato Generali (approfondisci qui la notizia).
C’è fame di bond
Sull’argomento oggi si è soffermato Antonio Cesarano, chief global strategist di Intermonte Sim, che ha sottolineato come “la sete di emissioni governative (oltre che corporate) continua ad essere molto elevata” e ha ricordato che nel solo mese di gennaio “complessivamente la domanda verso i bond governativi di Italia, Portogallo e Spagna si è attestata complessivamente al nuovo record (a parità di stesso mese) 106 miliardi di euro, risultando in rialzo di circa il 15% rispetto a gennaio 2018″. Nel caso dell’emissione del bond spagnolo di ieri inoltre si è registrato un significativo incremento della domanda asiatica, pari a circa il 12% del totale, vs lo 0,7% dello scorso anno su un’emissione simile.
Secondo la view di Cesarano, a favorire il massiccio flusso di domanda è in generale la percezione della ripresa nel corso dell’anno di un anno all’insegna di tassi mediamente in discesa sulla parte a lungo termine, grazie anche al possibile nuovo intervento della Banca centrale europea (Bce) tramite Tltro (Targeted long term rifinancing operation), misura lanciata proprio per sostenere la liquidità delle banche. Una possibile mossa su questo fronte potrebbe giungere nella riunione di inizio marzo (7 marzo) ma che, spiega Cesarano, “potrebbe essere fatta percepire come molto vicina già nella riunione Bce di domani (se ad esempio Draghi enfatizzerà che la crescita sta rallentando molto più del previsto)”.
C’è anche un altro punto da considerare. L’elevata domanda potrebbe in parte ricollegarsi anche alle necessità dei gestori di ribilanciare i portafogli rimettendo la quota di titoli “periferici” (in particolare dell’Italia) più vicini alla neutralità rispetto ai rispettivi benchmark.
Mandata in archivio la riunione della Bce di domani, a febbraio sarà il momento di fare il punto sulla tenuta dell’ottima domanda di bond emersa a gennaio. “Una volta soddisfatta la forte fame di bond al fine anche di ribilanciamento dei portafogli, a febbraio lo spread potrebbe registrare una fase temporanea di lieve allargamento fino ad area 280pb, prima di riprendere il sentiero verso il target in area 200/200 pb dopo l’annuncio della Tltro ipotizzata il 7 marzo”. A febbraio gli operatori potrebbero essere più selettivi dopo la scorpacciata di gennaio.