Brexit: permane l’incertezza, l’esito più probabile è un accordo proposto da Theresa May
Nuovo round di dibattiti oggi in seno al Parlamento britannico. Oggi la premier inglese Theresa May presenta una mozione sull’accordo di uscita dall’UE che potrà essere emendata dai parlamentari. Così la Camera dei Comuni inglese avrà la possibilità di votare su quello che ritiene essere il miglior piano d’azione per il futuro. Sono sei i possibili scenari derivanti dal dibattito di oggi che vengono analizzati da Stephanie Kelly, Political Economist di Aberdeen Standard Investments: no Deal, deal del Primo Ministro, unione doganale, Norvegia Plus fino ad un secondo referendum e infine nuove elezioni.
Secondo l’esperto, l’esito più probabile è un accordo proposto dalla May (25%), seguito da un’unione doganale (20%), l’unico accordo legale esistente che potrebbe ottenere la maggioranza in Parlamento, dato che rientra nelle proposte politiche del partito laburista. Con l’unione doganale si mantiene una frontiera irlandese fluida e si assicura il controllo dell’immigrazione ma al tempo stesso limita chiaramente la capacità del governo di concludere accordi commerciali a livello globale. Pari merito per lo scenario di un no deal, ossia il rischio che non si giunga ad un accordo (20%), a causa dell’incertezza sulla via da seguire, dell’opposizione all’accordo proposto da May in seno allo European Research Group (ERG) del partito conservatore. Al 15% invece le probabilità che venga indetta un’elezione generale e un secondo referendum. Infine l’opzione Norvegia Plus, pur ampiamente discussa sui media, resta la meno probabile (5%).
Ma come reagirebbero i mercati in base ai diversi scenari? Secondo l’analista se si dovesse raggiungere un accordo, oppure si realizzasse l’unione doganale o l’opzione Norvegia Plus, la Bank of England continuerà come previsto con un unico aumento dei tassi di 25bps nel secondo semestre del 2019. In caso di elezioni generali o secondo referendum invece l’analista di Aberdeen Standard Investments si attende da parte della BOE una posizione attendista nel 2019 a causa delle conseguenze dell’incertezza di tali eventi. Infine in caso di no deal, la Banca guidata da Mark Carney ridurrà i tassi di 25bps. “Alcuni di questi scenari avranno effetti secondari sulla stabilità politica nel Regno Unito, con un elevato potenziale di disgregazione politica sia nel partito laburista che in quello conservatore” dice l’analista. “Tuttavia, l’impatto sul mercato di tali effetti secondari non è integrato nelle stime a causa della complessità della definizione dei tempi e dell’entità di tali disgregazioni” conclude.