Mercati appesi ancora una volta alla Fed, perchè i verbali di stasera saranno rilevanti
La Federal Reserve (Fed) pubblica stasera i verbali dell’ultima riunione di fine gennaio che rappresentano uno dei maket mover di giornata sui mercati. Un appuntamento che sta creando una certa attesa tra gli operatori. Le motivazioni sono da ricercare nella decisione della Fed di Jerome Powell di diventare più ‘dovish‘, ossia più colomba, sul fronte tassi. Si attendono anche ulteriori indicazioni sul processo di normalizzazione del bilancio della banca centrale Usa.
Perché i verbali saranno rilevanti
L’ufficio studi di Intesa Sanpaolo nella “Forex flash” scrive: “Prima di tutto sarà importante avere conferma della diffusione del consenso per la pausa di valutazione indicata dal comunicato e dalla conferenza stampa. In secondo luogo, i verbali potrebbero dare maggiori informazioni sulle aspettative dei partecipanti riguardo alla direzione della prossima mossa dei tassi: Powell ha detto che è difficile dire ora se la prossima mossa sarà verso l’alto o verso il basso, ma diversi partecipanti al Fomc hanno segnalato che, se le loro previsioni di crescita moderata saranno confermate, potrebbe essere necessario ancora un limitato rialzo”. C’è la politica del bilancio, e in particolare il punto di arrivo delle riserve e i tempi previsti per la fine dei disinvestimenti, probabilmente fra fine 2019 e inizio 2020. Secondo la view di Intesa, i verbali non dovrebbero modificare il segnale di pausa e di attesa di risoluzione dei diversi rischi aperti, ma potrebbero apparire meno apertamente dovish di quanto sia stata la conferenza stampa di Powell.
Attesa debole per il dollaro
In attesa delle minute il dollaro è in cerca di una direzione, complici anche le ultime indiscrezioni sul tema delle trattative commerciali, con il Dollar Index in altalena a quota 96,53 e il cambio euro/dollaro che scambia in area 1,1341 (+0,01%).
“Il dollaro è sotto pressione di vendita prima dei verbali della riunione del Fomc di stasera che potrebbero mostrare ulteriori indizi sul processo di normalizzazione del bilancio della Fed”, mette in evidenza Margaret Yang, market analyst di Cmc Markets Singapore, sottolineando che “l’informazione è fondamentale per confermare la speculazione del mercato di una pausa o una riduzione del ritmo di contrazione del bilancio, che presenta circa 50 miliardi di dollari di obbligazioni che scadono mensilmente”. L’analista di Cmc Markets ricorda che il bilancio della Fed in percentuale del Pil statunitense è sceso dal 26% al 22%, ma è rimasto sostanzialmente più alto rispetto alla sua media storica del 6% prima del 2008. “Un approccio più flessibile nella normalizzazione del bilancio – suggerisce Yang – fornirà una nuova ondata di segnali accomodanti tra i mercati, spingendo al ribasso il dollaro americano e al rialzo i titoli azionari”.
In un approfondimento sull’euro/dollaro Antonio Cesarano, chief global strategist di Intermonte Sim, si sofferma sugli ultimi passaggi chiave in tema Fed: “Trump ha più volte tuonato contro la Fed affinché interrompesse la fase di rialzo dei tassi. Nell’ultima riunione del 2018 la Fed aveva alzato i tassi e aggiunto che avrebbe continuato a ridurre il bilancio con il ‘pilota automatico’. A gennaio completa inversione di rotta, certificata da apposito statement in cui la Fed si impegna a rivedere il ritmo e la modalità di riduzione del bilancio in caso di necessità“. Per Cesarano “il tema del bilancio a sua volta tende ad esercitare un ruolo molto forte sul cambio. In altri termini, più velocemente si riduce il bilancio e più si rafforza il dollaro, dal momento che l’effetto drenaggio indotto dalla Fed tramite il bilancio rende il dollaro più scarso e quindi più caro verso altre valute tra cui l’euro”.
A tal proposito, l’esperto di Intermonte Sim si sofferma sulle recenti dichiarazioni di un membro Fed (Brainard), secondo cui la Fed potrebbe arrestare il calo del bilancio a fine anno. Inoltre, sono emerse indiscrezioni del Wall Street Journal secondo cui già il 20 marzo la Fed potrebbe rallentare il ritmo di riduzione del bilancio e poi arrestarlo entro fine anno. “Se davvero la Fed metterà mano al bilancio, i tempi di inversione del trend di apprezzamento del dollaro potrebbero iniziare a manifestarsi già nel corso del secondo trimestre“, afferma Cesarano aggiungendo: “Operativamente, il target di breve rimane sempre area 1,10 prima di puntare ad area 1,20/1,25 per fine 2019”.
L’andamento del cambio in questi giorni con il dollaro che prova a deprezzarsi, malgrado l’annuncio di una possibile Tltro e di una Bce disponibile a rivedere la guidance sui tassi, potrebbe essere letto come il primo sintomo dell’inizio di un cambio di umore, con gli operatori che iniziano a essere più attenti alle mosse della Fed sul bilancio più che a quelle della Bce.