Mps, bufera su Mef su destino Bastianini: Bivona chiede a Consob sospensione titolo. Bce conferma fragilità banca
Il Tesoro maggiore azionista di Mps non ha fornito finora alcun chiarimento sul destino del ceo Guido Bastianini.
E Giuseppe Bivona, che con Bluebell Partners è azionista della banca senese non ci sta: tanto da aver chiesto alla Consob di sospendere il titolo Monte dei Paschi dalle contrattazioni di oggi, fino a quando, riporta l’agenzia di stampa Ansa, la banca senese non abbia confermato o smentito le indiscrezioni di stampa in merito all’ “esistenza di “scorrettezze contabili” , chiarendone la natura, la consistenza e gli impatti sui rendiconti precedenti”, nonché “l’esistenza di una richiesta di sostituire l’A.D. da parte della Commissione Europea come condizione per la concessione della proroga”.
Sono ore di trepidazione, se si considera che proprio oggi si riunirà il collegio sindacale del Monte, al fine di rimettere sotto esame alcune poste di bilancio, come chiesto dalla Consob.
Il titolo Mps soffre in Borsa, cedendo alle 12.00 circa ora italiana più del 2%, a fronte di un Ftse Mib che perde comunque quasi il 2% e che assiste a ribassi importanti di diversi titoli.
Male tra le banche UniCredit, Banco BPM e Intesa SanPaolo.
Quest’ultima non riesce a beneficiare dei conti pubblicati stamattina che hanno anticipato l’arrivo di una pioggia di dividendi da parte della banca guidata dal ceo Carlo Messina.
Attenzione tra l’altro anche alle resistenze chiave, che sia Intesa che Banco BPM stanno sfidando.
Bivona alla Consob: ‘se notizie fossero vere sarebbero gravissime’
Tornando a Mps, il fondatore di Bluebell Partners Giuseppe Bivona ha chiesto anche che venga confermata la decisione del cda di Mps “di porre ai voti la revoca delle deleghe” di Bastianini “spiegandone le ragioni”.
Bivona ha specificato che si tratta “di notizie che, ove corrispondessero al vero, sarebbero non già gravi ma gravissime e comunque idonee a generare sconcerto tra i soci ed il mercato”.
Bivona si era mosso subito, dopo le voci riportate da Il Tempo, scrivendo alla Consob per chiedere chiarezza da parte di Mps e del Mef sulla veridicità delle voci.
Nervi tesi, dunque a Siena e tra gli azionisti del Monte di Stato dopo che, in una nota diramata ieri, la banca si è limitata a informare con una nota che della questione dell’AD Bastianini si parlerà il prossimo lunedì 7 febbraio, quando il cda si riunirà per approvare i conti del 2021.
Negli ultimi giorni sul Mef maggiore azionista del Montedeipaschi si è scatenata una vera bufera politica, sulla scia di diverse indiscrezioni che sono state riportate dai vari quotidiani, in merito alla presunta decisione del Tesoro di dare il benservito al ceo Bastianini, diventato amministratore delegato dell’istituto senese nella primavera del 2020 con il sostegno del MoVimento 5 Stelle.
Mps: AD blindato da politica, ma da Bce segnali non buoni
A blindare il ceo sono stati praticamente tutti i partiti della maggioranza: dal Pd di Enrico Letta alla Lega di Matteo Salvini, passando per M5S e LeU.
Salvini si è così espresso:
“La politica non può mettere in discussione l’ad di Mps, Bastianini, che ha ottenuto i migliori risultati degli ultimi anni. Il ministro Franco chiarisca: davvero è in discussione un manager che ha dimostrato che Mps può camminare?”, ha chiesto il leader del Carroccio.
Dal canto suo la Commissione europea si è limitata a un ‘No comment’ sulla questione, con il portavoce comunitario che, stando a quanto riportato da Il Sole 24 Ore Radiocor, ha indicato che non ci sono commenti alle indiscrezioni sul cambio della guardia al quale starebbe lavorando il ministro dell’economia.
Le prime indiscrezioni sulla cacciata di Bastianini sono state riportate dal quotidiano Il Tempo che ha scritto, secondo quanto confermano più fonti, di un incontro che Bastianini avrebbe avuto la scorsa settimana con Alessandro Rivera, direttore generale del Tesoro. E’ in quell’occasione che il Tesoro avrebbe invitato il ceo a farsi da parte.
Vera regista della cacciata dell’AD sarebbe comunque l’Ue, con cui il Mef è in trattative – così come con la Bce – per ottenere una proroga della scadenza e uscire dal capitale di Siena dopo il 2023.
I vari partiti hanno lodato l’operato del manager: tuttavia, dalla Bce non sono arrivati segnali positivi né incoraggianti per il futuro del ceo.
Mps: da Bce arrivano requisiti patrimoniali Srep per 2022
Mentre i politici tessono le lodi del ceo, Mps stessa ha annunciato con un comunicato di aver ricevuto la decisione finale della Bce riguardante i requisiti patrimoniali da soddisfare a partire dal 1° marzo 2022.
Dalle richieste si evince che, per il 2022 il “requisito minimo complessivo in termini di CET 1 ratio è pari al 8,80%, somma tra P1R (4,50%), P2R (1,55%2) e CBR (2,75%)”. Proprio riguardo a questo parametro, un articolo di La Repubblica che porta la firma di Andrea Greco indica che i requisiti prudenziali di capitali sono stati ritoccati al rialzo dalla banca centrale europea, visto che il Cet1 minimo è stato portato per l’appunto all’8,80% dall’8,74% precedente.
LEGGI BCE comunica i requisiti patrimoniali SREP per il 2021
“Vuol dire che non è mutato il giudizio di fragilità strutturale sulla banca, che la Bce chiede di sanare con un aumento da 2,5 miliardi almeno. Sono dati che non riflettono le lodi che i politici di tutti i partiti tessono da giorni sulla gestione di Guido Bastianini, l’ad che il Tesoro primo socio s’è deciso a sostituire senza perdere altro tempo”.
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Di pressing di Bruxelles aveva scritto qualche giorno fa anche il Messaggero, che ha fatto il nome di Luigi Lovaglio, numero uno di CreVal fino alla primavera del 2021, (quando è avvenuta l’integrazione con Credit Agricole Italia), come possibile sostituto, ricordando il perno attorno a cui ruota il piano strategico di Mps: quello dell’aumento di capitale di 2,5 miliardi con diritto di opzione che il Monte dovrà fare durante l’estate e che “accompagnerà una cura dimagrante per contenere ancora di più i costi”.
Il punto è che, di fatto, le autorità chiedono a Mps di centrare un parametro che appare molto difficile da raggiungere se non con un imponente taglio dei costi.