Brexit: May offre a Parlamento decisione su no-deal Brexit ed estensione Articolo 50. Sterlina vola
Sterlina osservata speciale dopo il discorso sulla Brexit proferito dalla premier britannica Theresa May alla Camera dei Comuni del Regno Unito. La premier si è praticamente arresa a Westminster, offrendo al Parlamento la possibilità di votare per scongiurare l’ipotesi peggiore di un no-deal Brexit (Brexit senza accordo) e, di conseguenza, per estendere l’Articolo 50.
May ha praticamente riconosciuto la necessità che la data in cui il divorzio del Regno Unito dall’Unione europea dovrebbe essere concretizzato, fissata al prossimo 29 marzo, a quasi tre anni dal referendum in cui la maggioranza dei britannici optò per il Leave in quel 23 giugno del 2016, venga rimandata.
Il prezzo da pagare per il paese in caso di uno scenario no-deal sarebbe troppo alto, se si considera che proprio ieri, dopo l’intervento di May alla Camera, il governo ha pubblicato un’analisi sulle conseguenze che una tale prospettiva comporterebbe: calo del Pil britannico, così come paventato dalla Bank of England fino a -9%; impennata dei prezzi dei beni alimentari, se si considera che il 30% dei beni arriva proprio dai paesi dell’Unione europea; conseguente corsa agli acquisti sulla scia del panico; scarsità dell’offerta, scaffali vuoti. Scenario che sembra riguardare più un paese come il Venezuela che non uno come il Regno Unito.
Il caos, a livello commerciale, sarebbe inoltre notevole, visto che il Regno Unito ha firmato soltanto sei dei 40 accordi commerciali globali previsti con la Brexit.
Sul rinvio della Brexit oltre il 29 marzo, la premier non ha fatto riferimento ad alcuna data specifica, affermando che preferirebbe, comunque, che il rinvio fosse il più breve possibile.
Da segnalare che, nel caso in cui la data dell’uscita effettiva del Regno Unito dal blocco venisse posticipata oltre la fine di giugno, i cittadini britannici si ritroverebbero a partecipare a fine maggio alle elezioni europee.
PARLAMENTO VOTERA’ MOZIONI SU NO-DEAL BREXIT E ARTICOLO 50
La vera novità è che la premier ha offerto ai parlamentari la scelta di esprimersi sulla prospettiva di un no-deal Brexit e sull’estensione dell’Articolo 50.
Questi i cruciali appuntamenti del calendario Brexit
- Westminster si esprimerà sulla proposta sulla Brexit rivista dal governo May -dopo la bocciatura dello scorso 15 gennaio – entro il prossimo 12 marzo.
- Se la proposta sarà nuovamente rigettata, entro il 13 marzo i parlamentari voteranno una mozione che chiederà il loro “consenso esplicito” alla prospettiva di una ‘no-deal Brexit”, come ha confermato la stessa May.
- Se i parlamentari dovessero bocciare questa mozione, il prossimo 14 marzo verrà presentata alla Camera dei Comuni un’altra mozione, che offre l’opzione di “una estensione breve e limitata dell’Articolo 50” al di là del 29 marzo.
C’è da dire che l’estensione dell’Articolo 50, per essere davvero operativa, avrebbe bisogno del sì dell’Unione europea. In tal senso, Bruxelles non si è opposta. Tutt’altro. Indiscrezioni circolate di recente segnalano che l’Ue sarebbe favorevole a un rinvio della Brexit, addirittura, di 21 mesi.
RALLY STERLINA DOPO IL DISCORSO DI MAY IN PARLAMENTO
Tornando ai movimenti della sterlina, la valuta britannica al momento è scambiata attorno a $1,3148, poco mossa, dopo essere volata di oltre +1% al record in cinque mesi, a $1,3288.
Così Margaret Yang, analista dei mercati presso CMC Markets a Singapore:
“La sterlina si è rafforzata bruscamente nei confronti del dollaro e dell’euro sulla scia del piano di Theresa May per rinviare la scadenza del 29 marzo per la Brexit, nel caso in cui nessun accordo fosse concordato nel prossimo voto. Ciò ha aumentato la fiducia nella sterlina poiché ha escluso un immediato scenario di “hard Brexit” e evitato un precipizio politico”. Di conseguenza, ha fatto notare Yang, il rapporto GBP/EUR è salito al massimo di 21 mesi a 1,177, prima di tornare a 1,103 questa mattina”.
In termini prettamente operativi “tecnicamente, abbiamo avuto la rottura di un livello di resistenza di 1.160, ma l’indicatore di momentum RSI suggerisce un ipercomprato temporaneo.
La coppia GBP/USD ha raggiunto il massimo di cinque mesi di 1,325, affrontando una resistenza immediata all’attuale livello. Allo stesso modo, il suo RSI si è esteso a sua volta in territorio di ipercomprato del 74%, e quindi è possibile una correzione tecnica da qui.
Guardando sempre ai due rapporti di cambio David Madden, Market Analyst presso CMC Markets UK, sottolinea che per il rapporto GBP/USD “la tendenza è al rialzo dall’inizio di dicembre” e che, “se si mantenesse al di sopra della media mobile a 200 giorni a 1,3000, potrebbe ritestare l’area a 1,3300”, mentre “l’area 1.2775 potrebbe fungere da supporto”. Per il rapporto EUR/GBP, ” finché resta al di sotto della media mobile a 200 giorni a 0,8862, è probabile che la sua tendenza resti negativa. 0.8620 potrebbe fungere da supporto”, mentre “un rally potrebbe incontrare resistenza a 0,9000”.