Cina crescerà al ritmo più lento degli ultimi 30 anni, ma Shanghai prosegue il suo rally
Il 2019 sarà un anno di rallentamento per la Cina. Il paese del Dragone prevede una espansione massima del 6,5% quest’anno, al di sotto del +6,6% del 2018, sui livelli più bassi dal 1990. La notizia ha pesato sull’azionario asiatico questa mattina, tranne per Shanghai che prosegue il suo rally.
Nell’inaugurare la riunione annuale del Parlamento, il premier cinese Li Keqiang ha chiaramente detto che il paese deve prepararsi ad affrontare “una dura sfida”, a fronte di “un contesto più complicato”. Li ha avvertito che le tensioni commerciali con gli Stati Uniti hanno avuto un impatto negativo sull’attività economica della Cina. Il premier ha di conseguenza annunciato che, nel corso del 2019, il Pil cinese segnerà una crescita compresa tra il 6 e il 6,5%, al di sotto del tasso di espansione del 6,6% archiviato nel 2018, tra l’altro al minimo dal 1990.
La reazione delle Borse asiatiche, Shanghai rimane impassibile e conitnua a salire
L’annuncio arrivato da Pechino ha pesato questa mattina sulle Borse asiatiche, con Tokyo che ha chiuso in ribasso dello 0,44%, Seoul in discesa di oltre lo 0,70% e Sydney scivolata dello 0,30%. A non farsi contagiare dal pessimismo proprio il listino cinese. La piazza di Shanghai ha terminato gli scambi in rialzo dello 0,88%, proseguendo il sentiment positivo di ieri e della scorsa ottava, archiviata con un +6,8%. La chiusura odierna conferma la tenuta del livello psicologico di 3.000 punti, raggiunto ieri, suggerendo nuovi rialzi.
A sostenere gli asset cinesi le ultime indiscrezioni sulle trattative in corso tra Washington e Pechino sul fronte commerciale. Stando a quanto riportato dal Wall Street Journal, le due super potenze sarebbero vicine a raggiungere un accordo entro la fine del mese (la data suggerita sarebbe il 27 marzo). Ma non solo. Si fa sentire anche l’effetto dell’ingranare dello stimolo fiscale e monetario erogato dalle autorità negli ultimi mesi. La Cina ha annunciato infatti tagli alle tasse per complessivi 2.000 miliardi di yuan (298 miliardi di dollari) compreso un taglio dell’Iva fino al 3% equivalente a circa 800 miliardi di yuan.