Brexit, ennesima cocente sconfitta May al Parlamento. Rumor tre opzioni rimaste al Regno Unito
Westminster ha bocciato per l’ennesima volta la proposta sulla Brexit presentata di nuovo dalla premier Theresa May, dopo la cocente sconfitta dello scorso 15 gennaio.
Niente da fare: per il Parlamento britannico, quelle ‘garanzie vincolanti’ sulla durata non illimitata del backstop sul confine irlandese che la premier ha riferito di aver ricevuto da Bruxelles, non sono state sufficienti.
D’altronde, già il procuratore generale del Regno Unito Geoffrey Cox, aveva avvertito oggi che il rischio legale che il Regno Unito finisse con l’essere intrappolato nell’Unione doganale, a causa del backstop sul confine irlandese, era rimasto lo stesso, e anche dopo l’incontro di ieri tra la premier May e il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker.
La proposta è stata affossata con un margine di 149 voti: 391 i voti contrari, rispetto ai 242 voti favorevoli.
Così la premier britannica May dopo la seconda umiliazione:
“Continuo a credere che il miglior risultato per il Regno Unito sia lasciare l’Unione europea in modo ordinato, con un accordo, e che l’accordo frutto delle trattative (da me concluse con Bruxelles) sia il migliore e, di conseguenza, il migliore accordo a disposizione”.
BuzzFeed riporta intanto alcuni rumor secondo cui la premier potrebbe tentare di spingere per un terzo voto di Westminster sulla sua proposta sulla Brexit all’inizio della prossima settimana.
75 i parlamentari del partito Tory (quello di Theresa May) che hanno votato oggi contro la proposta, rispetto ai 118 ‘ribelli’ dello scorso 15 gennaio.
Dal suo profilo Twitter Alberto Nardelli, responsabile del desk europeo di BuzzFeed, rende noto di aver appreso da alcune fonti senior Ue che il Regno Unito ora dispone di tre opzioni:
1)Lasciare l’Ue senza che ci sia un accordo il prossimo 29 marzo
2) Chiedere una estensione dell’Articolo 50
3) Revocare l’articolo 50.
Riguardo all’opzione di revocare l’Articolo 50, questa è stata confermata dalla Corte di Giustizia europea con una sentenza che ha fatto discutere, e che ha sancito che Westminster può revocare il suo addio all’Unione europea, svuotando praticamente di significato l’esito del referendum del 23 giugno del 2016, con cui la maggioranza del popolo britannico ha scelto il ‘Leave’.
Lo scorso dicembre, la Corte di Giustizia europea “ha stabilito che, quando un paese membro ha notificato al Consiglio l’intenzione di ritirarsi dall’Unione europea, così come ha fatto il Regno Unito, lo stesso paese è libero di revocare quella notifica in modo unilaterale. Questa possibilità rimane in vigore per tutto il tempo in cui l’accordo di divorzio raggiunto tra il Regno Unito e quello stato membro non è entrato ancora in vigore o, nel caso in cui l’accordo non sia stato ancora raggiunto, per tutto il periodo di due anni dalla data della notifica dell’intenzione di uscire dall’Ue, inclusa ogni possibile estensione, non sia ancora scaduto. La revoca deve essere decisa a seguito di un processo democratico che rispetti i requisiti costituzionali della nazione. Una tale decisione inequivocabile e incondizionata deve essere comunicata in modo scritto al Consiglio europeo. Una tale revoca conferma che l’appartenenza di uno stato membro all’Ue rimane invariata riguardo allo status di stato membro, e decreta la fine della procedura del divorzio”.