Mps, Tesoro ignora la politica e scarica Bastianini. Inizia l’era Lovaglio: a lui l’accetta sui costi
Mps: con la ‘cacciata’ di Guido Bastianini da parte del Mef, inizia ufficialmente la nuova era di Luigi Lovaglio, ex UniCredit ed ex CreVal, con alle spalle un’esperienza di 40 anni nel mondo delle banche.
I rumor si sono fatti realtà: il Tesoro, maggiore azionista del Monte dei Paschi di Siena con una quota del 64%, ha sfiduciato Bastianini – banchiere vicino al Movimento 5 Stelle -, imponendo alla banca un cambio di guardia.
La notizia è arrivata nel pomeriggio tardi di ieri, con una nota con cui il Consiglio di Amministrazione di Mps ha annunciato di aver deliberato all’unanimità la revoca, con decorrenza immediata, di Guido Bastianini, quale Direttore Generale, Amministratore Delegato e Amministratore incaricato del sistema di controllo interno e di gestione dei rischi di Banca Mps, nonché di tutte le relative deleghe restando quest’ultimo in carica quale componente del Consiglio di Amministrazione della Banca.
Contestualmente è stato cooptato in cda Luigi Lovaglio, a seguito delle dimissioni del Consigliere Olga Cuccurullo, intervenute in data 4 febbraio 2022. Lovaglio è stato poi nominato Amministratore Delegato e Direttore Generale di Mps.
Sempre ieri, Mps ha diffuso i conti relativi al 2021 e al quarto trimestre. In particolare i risultati dell’intero 2021 stanno infiammando ulteriormente le polemiche, esplose già giorni fa con le indiscrezioni sulla decisione del Tesoro di dare il benservito a Bastianini in quanto il bilancio riportato è il migliore in sei anni.
Mps ha chiuso l’esercizio 2021 con un utile netto di 310 milioni di euro, a fronte di una perdita di 1,687 miliardi del 2020. E’ il miglior risultato riportato dal Monte dei Paschi di Siena dal 2015.
E allora perché, si chiedono in molti, defenestrare il ceo? I motivi sono diversi e sono stati oggetto anch’essi di rumor negli ultimi giorni.
Una cosa è certa: la politica non perderà tempo a manifestare la sua profonda delusione, come è già successo quando i primi rumor sul benservito a Bastianini hanno iniziato a circolare. L’operato del ceo è stato blindato immediatamente dalla Lega, dal Pd, da LeU che, insieme ai 5Stelle, hanno strepitato non poco per manifestare i loro malumori nei confronti del Tesoro di Daniele Franco.
Lo stesso leader della Lega Matteo Salvini è sceso in campo per dire la sua, così come ha fatto anche Alberto Bagnai, senatore della Lega e responsabile dipartimento economia per il partito.
Bastianini OUT, Sileoni (FABI): è stato trattato come un eversivo
La notizia della sfiducia effettiva di Bastianini è stata commentata con sconcerto dal mondo dei sindacati.
In particolare Lando Maria Sileoni, numero uno della FABI, appena appresa la notizia del ritiro delle deleghe, ha pubblicato un post su Twitter:
“Guido Bastianini è stato trattato come un eversivo. “Ha due soli difetti: è una persona per bene ed è professionalmente capace. Confido nel buon senso e nelle indubbie capacità del Mef, primo azionista di Mps, per risolvere una difficile situazione che riguarda 20.000 dipendenti, le loro famiglie e più di 4 milioni di clienti. Noi faremo, responsabilmente, come sempre la nostra parte”.
Un attenti alla gestione di Mps è arrivato anche da Fulvio Furlan, segretario generale Uilca:
“Monte dei Paschi di Siena ha provveduto all’ennesimo cambio di Amministratore Delegato: il quarto in dieci anni e il secondo in due. Quella che resta immutata è la massima incertezza sul futuro della banca e delle lavoratrici e dei lavoratori. Da tempo chiediamo progetti di sviluppo dell’Azienda che pongano al centro le persone che, con impegno, professionalità ed enormi sacrifici personali, hanno consentito all’istituto di restare in attività e intraprendere un percorso di rilancio, chiudendo il 2021 con 310 milioni di euro di utile”. Il numero uno della Uilca ha aggiunto che, “per questo continuiamo a chiedere il massimo coinvolgimento delle Organizzazioni Sindacali a ogni livello, ma questa nostra richiesta viene costantemente disattesa, in primo luogo dal Governo quale azionista di maggioranza“.
Furlan ha fatto anche notare che “in questo contesto non è stato ancora chiarito se e per quanto tempo vi sarà la proroga da parte dell’Unione Europea per l’uscita dello Stato dal capitale della banca. Crediamo che mantenere la presenza pubblica sia condizione indispensabile e che serva continuare il percorso di rilancio mantenendo la presenza sui territori, l’identità e il marchio Mps”.
C’è da dire tuttavia che la delusione manifestata dal mondo dei sindacati non è affatto condivisa dal mercato: il titolo Mps, dopo la carrellata di notizie, sta brindando all’era Lovaglio, scattando fino a +7%.
Ma se i risultati di bilancio di Mps, relativi al 2021, sono stati i migliori in sei anni, cosa può essere contestato a Bastianini?
Mps: Bastianini, ecco dove ha sbagliato
Delle pecche dell’ormai ex ceo, che sarebbe pronto ad avviare una azione legale, se n’è parlato parecchio. Oggi La Repubblica scrive: “Bastianini fu voluto a Siena dalla componente M5s del governo Conte 2. Il suo tentativo di rimettere in sesto i conti, e intanto trovare un possibile futuro autonomo da ‘banca pubblica per gli investimenti’ a Mps, si è scontrato con la diversa visione della Ue e del governo Draghi, tetragoni sugli impegni di vendita del Monte risanato”
In sostanza, l’ex amministratore delegato non ha rispettato gli impegni presi con la Bce e l’Ue: non ha tagliato il personale così come gli era stato chiesto di fare dalle autorità europee.
Il Messaggero scriveva ieri che “entro il 2021 Mps avrebbe dovuto ridurre i dipendenti a circa 20 mila mentre oggi sono più di 21.000; mentre i ricavi, stimati in 4,2 miliardi, sono circa la metà”.
Al manager dimissionario -promosso dai politici – sono stati contestati in tutto “mancati tagli di oltre 4 miliardi”.
Pomo della discordia con il Mef e di conseguenza con i piani alti di Bruxelles e Francoforte è stata dunque, in primis, la gestione dei costi, con il ratio cost-income che “oggi è del 70%, e che in base all’accordo del 2017 avrebbe dovuto ridursi al 50,6%”.
Tutti questi nodi dovranno essere affrontati a questo punto dal nuovo ad, Luigi LoVaglio, 66 anni, che dovrà preparare anche un aumento di capitale da 2,5 miliardi di euro. Su questo punto i dubbi tuttavia non mancano, come scrive oggi anche Il Sole 24 Ore, visto che ora le incognite sullo stesso piano industriale di Siena aumentano.
Così il quotidiano di Confindustria:
“C’è una strategia da ripensare, e un piano industriale da rifare, prima di arrivare all’intesa con la Commissione Ue sulla nuova proroga nel percorso del Monte dei Paschi verso la privatizzazione imposta dalle regole comunitarie sulle ricapitalizzazioni precauzionali. Dal nuovo piano, su cui il neo Ceo Luigi Lovaglio comincerà a lavorare da stamattina, dipenderanno i tempi dell’aumento di capitale fin qui stimato in 2,5 miliardi di euro, che difficilmente anticiperà di molto la fine del 2022″.
Il piano esuberi dovrebbe confermarsi sicuramente più doloroso, con un taglio di almeno 4.000 unità, visto che è stato Bastianini stesso ad aver ammesso che, alla fine dell’anno, il personale di Mps fosse di 21.300 unità, 1.200 dipendenti in più rispetto a quanto era stato promesso all’Ue a fronte dell’ok alla ricapitalizzazione precauzionale del 2017.
La Repubblica, ancora, precisa: “La banca aveva centrato invece il target sul taglio degli sportelli, scesi da oltre 2.000 all’inizio del piano di ristrutturazione a poco piu’ di 1.400, con una flessione superiore al 30%. Il nuovo piano al 2026 dovrebbe quindi usare le forbici, con l’ipotesi che gli esuberi siano superiori ai 2.500 contemplati inizialmente, fino a 4000 unità, una cifra che costerebbe a Mps circa 950 milioni da spesare sul bilancio 2022″.
Mps: inizia l’era di Lovaglio. Il profilo del banchiere ex UniCredit
Lovaglio è stato scelto dal Tesoro come l’uomo giusto per portare avanti il processo di risanamento di Mps. Il cda ha annunciato ieri con una nota di “essere giunto all’unanimità alla conclusione che il dott. Lovaglio, in virtù della sua rilevante esperienza anche a livello internazionale, unita alla profonda conoscenza del settore bancario italiano, sia il profilo più idoneo a ricoprire il ruolo di ad e direttore generale della banca”.
Ma chi è Luigi Lovaglio?
Il suo curriculum parla da solo:
il nuovo ceo di Mps viene definito un veterano che opera nel settore dei servizi finanziari da 40 anni. In questo arco temporale, il banchiere ha lavorato soprattutto per UniCredit, in cui è entrato nel 1973.
Nei 20 anni successivi LoVaglio ha ricoperto diverse posizioni di management di importanza crescente, guidando per più di 10 anni le attività Commercial Business Areas in Italia.
Nel 1997, ha assunto la responsabilità di capo del dipartimento Strategico e di Pianificazione del Gruppo di Credito Italiano, partecipando al processo di fusioni delle nuove banche acquistate, che ha portato all’attuale UniCredit Group.
Due anni più tardi, nel 1999, a causa della sua ampia esperienza nel mondo delle fusioni, è stato nominato Responsabile della Pianificazione del gruppo di banche straniere, diventando uno dei fondatori chiave della divisione New Europe, volta allo sviluppo di UniCredit Group nell’Europa centrale e orientale.
Lovaglio ha poi assunto il ruolo di General Manager e vice President di Bank Pekao, ex divisione polacca di UniCredit.
Nel 2011 è stato eletto presidente del board e ceo della banca, posizione che ha mantenuto fino al giugno del 2017, quando UniCredit ha venduto la partecipazione di controllo ad alcune entità controllate dallo stato polacco.
Sotto la sua leadership nelle vesti di ceo di Bank Pekao, a capo di 15.000 dipendenti, Lovaglio ha trasformato Bank Pekao nella società numero uno in Polonia in termini di capitalizzazione di mercato (superiore ai 10 miliardi di euro), consegnando risultati significativi e sostenibili e permettendo così alla banca di riportare il CET1 più alto della Polonia (17% circa).
Tra le recenti esperienze, quella di ceo e managing director di Credito Valtellinese (CreVal) dal febbraio del 2019 fino al 2021, quando è stata completata la vendita della banca a Credit Agricole Italia.
Mps: le note ok e stonate del bilancio. Perdita IV trim oltre le attese
Veniamo ai risultati di bilancio di Mps, che sono stati commentati oggi dagli analisti di Equita SIM.
C’è da dire che, a fronte dell’utile netto che ha ufficializzato i risultati migliori di Mps in sei anni, si è messa in evidenza la perdita di bilancio sofferta da Mps nel corso del quarto trimestre.
La perdita netta è stata provocata da un CoR, ovvero costo del rischio, superiore alle attese ed è stata pari a 79 milioni, rispetto alla perdita attesa di 31 milioni di euro.
Il Monte dei Paschi potrebbe accusare inoltre uno shortfall, ovvero una carenza di capitale, pari a 150 milioni di euro nel 2022. E’ quanto risulta dalla nota del gruppo sui conti del 2021.
La nota ha precisato che, “rispetto alle stime formulate nel bilancio 2020, che evidenziavano uno shortfall già a partire dal primo trimestre 2021 con una crescita a 1,5 miliardi all’inizio di quest’anno, anche a dicembre 2021, come nei trimestri precedenti, non è emerso alcuno shortfall”. Tuttavia, nell’orizzonte dei prossimi dodici mesi, e “nell’ipotesi che l’aggiornamento dei modelli interni alle linee guida dell’Eba si concluda entro la fine dell’esercizio 2022, potrebbe emergere uno shortfall di 150 milioni”.
Monte dei paschi ha comunicato anche su richiesta della Consob che, nel primo trimestre del 2023, lo shortfall “potrebbe arrivare a 500 milioni di euro”.
Il direttore finanziario di Mps, Giuseppe Sica, durante la conference call di presentazione dei risultati del 2021, ha tuttavia precisato che “si ritiene che lo shortfall patrimoniale potrà essere superato attraverso un’operazione di rafforzamento patrimoniale su base stand alone, previa approvazione da parte di DG Comp del nuovo business plan 2022-2026”.
Il riferimento è all’aumento di capitale da 2,5 miliardi previsto per Mps dal piano industriale (che tuttavia ora potrebbe essere soggetto alla revisione da parte del nuovo ceo).
La realizzazione del piano industriale, ha detto Sica secondo quanto riportato dall’agenzia di stampa Askanews, “potrebbe essere soggetta a successivi aggiornamenti alla luce dell’evoluzione del mutato scenario economico e, comunque, subire modifiche, anche rilevanti, qualora maturassero nuovamente i presupposti per la realizzazione di una eventuale ‘soluzione strutturale’ mediante l’implementazione di un progetto aggregativo” (a seguito del flop delle trattative con UniCredit).
Di seguito le altre voci di bilancio di Mps, riportate da Equita, relative al quarto trimestre del 2021.
- Margine di interesse: 323 milioni (+3% su base trimestrale), meglio dei 316 milioni attesi
- Fatturato a 720 milioni, +2%, meglio dei 712 milioni attesi.
- Utile operativo a 201 milioni, +7%, meglio dei 177 milioni attesi.
Equita SIM scrive che “l’andamento dei ricavi nel quarter è stato leggermente superiore alle attese sia a livello di NII (margine di interesse) che di commissioni”.
In particolare l’NII è cresciuto sia su base annua (+3%) che su base trimestrale (+3%), grazie al beneficio derivante dal calo dei time deposits (-7% su base trimestrale).
Le commissioni (371 milioni, più dei 367 milioni previsti), sono sostenute dalle banking fees (+8% QoQ) e da un buon andamento della raccolta indiretta (65,2 miliardi, +1% QoQ).
I costi (519 miloni, rispetto ai 535 attesi) sono saliti su base trimestrale in misura inferiore alle attese (+1% vs +4% exp), sebbene il cost/income rimanga ancora elevato (72%)”. Si parla qui del rapporto dei costi-ricavi, proprio quello che Bastianini non è riuscito a far scendere in area 50%.
Equita SIM ha scritto che “la principale sorpresa negativa rispetto alle nostre attese è legata ad un maggiore costo del rischio a 222 milioni (rispetto ai 160 milioni, a 112bps) che include un incremento delle provisions a causa della riclassificazione a NPE di moratorie scadute (3,7% del totale)”.
“Riguardo alla qualità degli asset, lo stock degli NPE è rimasto stabile a 4 miliardi, ma il NPE ratio è salito di 20 punti base su base trimestrale al 5%, per il calo dei volumi. Il CET1 FL è aumentato di 10 punti base e su base trimestrale al 11% grazie al calo ulteriore degli RWA (-0,5 miliardi QoQ), mentre secondo i nostri calcoli il buffer vs lo SREP Tier 1 ammonta a circa 90mn (fully loaded) e 800mn (phased- in)”.
Riguardo all’anno intero, Mps ha chiuso l’esercizio 2021 con un utile netto di 310 milioni di euro, a fronte di una perdita di 1,687 miliardi del 2020. Lo riporta il comunicato stampa con cui la banca senese ha reso noto i risultati di bilancio. E’ il miglior risultato riportato dal Monte dei Paschi di Siena dal 2015.
C’è da dire tuttavia che Equita SIM aveva previsto un utile netto superiore, pari a 359 milioni.
I ricavi complessivi del 2021 sono ammontati a 2,980 miliardi di euro, in crescita dell’1,3% rispetto all’anno precedente. Escludendo la stima del contributo del portafoglio dell’operazione Hydra la crescita si sarebbe attestata al 5,0%.
Nel 2021 sono stati realizzati importanti progressi nel miglioramento del profilo di rischio della banca, con moratorie in calo del 98% rispetto al giugno del 2020; con crediti lordi in stage 2 ridotti di 2,7 miliardi di euro, con incidenza sui crediti performing in linea con i livelli pre-Covid.
Lo stock dei crediti deteriorati lordi è rimasto stabile a circa 4 miliardi di euro, nonostante l’assenza di operazioni di cessione di crediti e l’introduzione della nuova definizione di default.
Mps ha assistito a un aumento di 3,8 punti percentuali nei livelli di copertura rispetto al dicembre del 2020, e il contenzioso legale “straordinario” relativo all’informativa finanziaria si è ridotto del 70% rispetto al 2020.
Il margine di interesse di Mps al 31 dicembre 2021 è risultato pari a 1,222 miliardi di euro, in riduzione del 5,4% rispetto al 2020.
Le commissioni nette al 31 dicembre 2021, pari a 1,484 miliardi di euro, risultano in crescita rispetto a quelle consuntivate l’anno precedente (+3,8%). L’incremento è riconducibile ai maggiori proventi sulla gestione del risparmio (+17,3%).
Al 31 dicembre 2021 i volumi di raccolta complessiva del Gruppo sono risultati pari a 194,7 mld di euro con un calo delle masse di 2,9 mld di euro rispetto al 30 settembre 2021 legato al decremento della raccolta diretta (-2,6 mld di euro). L’aggregato si pone in calo di 11,1 mld di euro rispetto al 31 dicembre 2020 per il decremento della raccolta diretta (-13,4 mld di euro) solo in parte compensato dall’aumento della raccolta indiretta (+2,4 mld di euro).
Per quanto riguarda i coefficienti patrimoniali, al 31 dicembre 2021 il Common Equity Tier 1 Ratio del Monte dei Paschi di Siena si è attestato a 12,5% (rispetto al 12,1% di fine 2020 e al 12,3% del 30 settembre 2021) e il Total Capital Ratio è risultato pari a 16,1% (rispetto al 15,8% di fine 2020 e al 15,9% del 30 settembre 2021).